Premesso che:
Il più importante leader dell’opposizione russa Alexei Navalny, che da oltre un decennio aveva conquistato un grande seguito con le sue critiche alla corruzione nella Russia di Vladimir Putin, è morto venerdì 16 febbraio 2024, a 47 anni, nella colonia carceraria dell’Artico, dove stava scontando una condanna a 19 anni. Causa del decesso, una “sindrome da morte improvvisa”, un termine generale per varie sindromi cardiache che causano un arresto cardiaco improvviso e la morte.
Il dissidente russo era stato incarcerato all’inizio del 2021, dopo essere tornato in Russia dalla Germania, dove si stava riprendendo da un attacco di avvelenamento quasi mortale con il Novichok, un agente nervino dell’era sovietica. Dopo aver dato al Cremlino la colpa dell’attacco di avvelenamento in Siberia, il suo ritorno in Russia ha segnato il suo destino. Condannato a 19 anni di carcere, alla fine dello scorso anno era stato trasferito in una colonia carceraria artica nella regione russa di Yamalo-Nenets, nella Siberia settentrionale. “Lupo Polare” è il nome della colonia penale n.3 nell’Artico russo dove Alexei Navalny era stato trasferito lo scorso dicembre. Il centro di reclusione, tra i più duri del sistema carcerario della Federazione, si trova a Kharp, nella regione autonoma di Yamalo-Nenetsk, a quasi 2 mila km da Mosca, nota per gli inverni lunghi e rigidi. L’oppositore veniva costantemente messo nella cella di punizione, per i più futili motivi: come riporta Meduza, il 14 febbraio, appena tre giorni dopo esserne uscito, era stato nuovamente spedito in isolamento per 15 giorni. Secondo Navalny, la routine quotidiana nella cella di punizione era diversa: non poteva fare la passeggiata all’aperto nel pomeriggio, quando la temperatura è un po’ più clemente, ma doveva farla la mattina presto, quando il freddo è rigidissimo. Una situazione rimarcata anche da Amnesty International, che aveva accusato la direzione del carcere di Melekhovo di voler “spezzare lo spirito di Navalny rendendo la sua esistenza nella colonia penale insopportabile, umiliante e disumanizzante”.
Considerato che:
Alla notizia della morte di Navalny numerose persone hanno deposto fiori e la procura ha subito avvisato tutti che eventuali manifestazioni sarebbero state contro la legge. Oltre 200 persone sono state arrestate in diverse città russe, tra cui Mosca, San Pietroburgo, Krasnodar, Tver, Taganrog, Nizhny Novgorod, Rostov sul Don e Murmansk.
Una ondata di sdegno internazionale ha accolto la scomparsa del dissidente. In numerose città, spesso davanti alle ambasciate russe, sono sorti dei memoriali in suo ricordo, dove la gente depone fiori e biglietti. In Russia almeno 359 persone sono state fermate mentre partecipavano a raduni in memoria dell’oppositore di Putin. Il 19 febbraio ci sarà una fiaccolata in Campidoglio alle ore 18.30, alla presenza di tutti i partiti.
Il commento più atteso e critico sulla notizia della morte di Navalny è stato quello del presidente degli Stati Uniti Joe Biden, che venerdì pomeriggio ha tenuto una conferenza stampa al riguardo. Ha accusato il presidente russo Vladimir Putin di essere diretto responsabile della morte di Navalny. Biden ha detto anche che Navalny “era tutto ciò che Putin non è. Era coraggioso, aveva principi, si dedicava a costruire una Russia dove vige lo stato di diritto e dove si applica a chiunque”.
Diversi altri politici internazionali hanno accusato Putin di essere responsabile della morte di Navalny: “Alexei Navalny ha combattuto per i valori della libertà e della democrazia. Per i suoi ideali ha compiuto un ultimo sacrificio. L’Unione Europea ritiene il regime russo l’unico responsabile di questa tragica morte”, ha detto il presidente del Consiglio Europeo Charles Michel. Il presidente dell’Ucraina Volodymyr Zelensky ha detto che c’è Putin dietro la morte di Navalny. Il presidente francese Emmanuel Macron ha affermato che “nella Russia di oggi, gli spiriti liberi vengono messi nel gulag e condannati a morte», mentre il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha lodato il coraggio dell’oppositore russo dicendo che “probabilmente ora ha pagato per questo coraggio con la sua vita”.
“Se qualcuno muore sotto la custodia dello Stato, si presuppone che lo Stato sia responsabile, una responsabilità che può essere confutata solo attraverso un’indagine imparziale, approfondita e trasparente condotta da un organismo indipendente”, ha affermato la portavoce dell’Ufficio delle Nazioni Unite per i diritti umani Liz Throssel in una dichiarazione resa nota a Ginevra.
In una dichiarazione congiunta, la presidente della Commissione Europea Ursula van der Leyen e l’Alto rappresentante per gli affari esteri europei Josep Borrell hanno detto che Navalny “è stato lentamente assassinato dal presidente Putin e dal suo regime” e che “non risparmieremo alcuno sforzo per chiederne conto alla politica e alle autorità russe”.
Dal governo italiano la notizia della morte di Navalny è stata commentata in maniera più cauta dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni, che l’ha definita «un’altra triste pagina che ammonisce la comunità internazionale». Meloni ha aggiunto di augurarsi che su questo inquietante evento venga fatta piena chiarezza.
Il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha aperto la riunione dei ministri del G7a Monaco di Baviera chiedendo ai suoi colleghi un minuto di silenzio per onorare Alexei Navalny. “Per le sue idee e per la sua battaglia per la libertà e contro la corruzione in Russia Navalny di fatto è stato portato alla morte. La Russia deve fare chiarezza sulla sua morte e interrompere la repressione inaccettabile del dissenso politico” ha affermato Tajani. I ministri degli Esteri del G7 hanno espresso “la loro indignazione per la morte in carcere di Alexei Navalny, condannato ingiustamente per le legittime attività politiche e la lotta alla corruzione”. Nella dichiarazione finale i ministri chiedono “alle autorità russe di chiarire pienamente le circostanze della sua morte e di porre fine all’inaccettabile persecuzione del dissenso, nonché alla repressione sistematica della libertà di espressione e all’indebita limitazione dei diritti civili” nel Paese.
Sul caso è intervenuto anche il presidente della Repubblica italiana, Sergio Mattarella. “La morte di Navalny nel carcere russo di Kharp rappresenta la peggiore e più ingiusta conclusione di una vicenda umana e politica che ha scosso le coscienze dell’opinione pubblica mondiale – ha evidenziato il Capo dello Stato -. Per le sue idee e per il suo desiderio di libertà Navalnyj e’ stato condannato a una lunga detenzione in condizioni durissime. Un prezzo iniquo e inaccettabile, che riporta alla memoria i tempi più bui della storia. Tempi che speravamo di non dover più rivivere. Il suo coraggio resterà di richiamo per tutti”.
Tenuto conto che:
Dobbiamo sempre far valere la non violenza, così come ci insegnano le ragazze dell’Iran, i ragazzi di piazza Tienanmen, i valori espressi da Mandela, Martin Luther King e Gandhi.
Senza naturalmente dimenticare i nostri concittadini morti per la libertà.
impegna il Sindaco e la Giunta a
- attivare forme di riflessione sulla inquietante morte del dissidente russo e di protesta contro la repressione inaccettabile del dissenso politico;
- adoperarsi sempre e in ogni modo per salvaguardare la libertà e la sicurezza di coloro che osano opporsi all’autocrazia;
- affermare la propria adesione a chi lotta per la libertà di pensiero e per i diritti inalienabili di ogni essere umano.