Da sabato con il pensionamento della dottoressa Raffaella Angelini, direttrice di Igiene, epidemiologia e sanità pubblica dell’Ausl della Romagna, il servizio sanitario nazionale sarà più fragile, soprattutto per quanto riguarda le sfide della prevenzione, che rappresentano la vera e principale frontiera del nostro impegno.
La stima che mi lega alla dottoressa Angelini ha lunga data, ci siamo conosciuti per la prima volta nel 2007 durante l’emergenza chikungunya; all’epoca io ero un giovane consigliere comunale e studente di Medicina già molto appassionato di organizzazione sanitaria e lei era direttrice sanitaria dell’Ausl di Ravenna. In quell’occasione ebbi già modo di apprezzarne determinazione e competenza nel dialogo con i cittadini spaventati e le istituzioni locali, ma anche la sua fermezza nello spronare la politica nell’assunzione delle contingenti responsabilità, senza mai travalicare il proprio ruolo.
Dieci anni dopo, io in veste di sindaco, lei nel ruolo di direttrice del dipartimento di Igiene pubblica di tutta l’Ausl della Romagna, abbiamo affrontato insieme il momento dell’introduzione dell’obbligo vaccinale pediatrico, con assemblee infuocate nelle quali il pubblico era costituito sia da genitori legittimamente desiderosi di informarsi e spaventati dalle fake news sui vaccini, ma anche da chi invece metteva radicalmente in discussione il valore della scienza e della competenza dei sanitari. Un fenomeno composito indubbiamente complesso da gestire e che poi sarebbe diventato diffuso con il vaccino covid-19.
E poi è arrivata la pandemia di Covid-19, per due anni la dottoressa Angelini ha fronteggiato nel nostro territorio la più grande sfida del secolo per un sanitario, affrontando con grande competenza, abnegazione e coraggio un momento storico in cui il servizio di Igiene e sanità pubblica ha giocato un ruolo chiave per la salute delle comunità: nella prima fase con la sorveglianza dei contagi, il contact tracing, le indagini epidemiologiche, la sorveglianza sanitaria dei casi positivi, l’informazione ai cittadini, la gestione dei tamponi, la raccolta dei dati, la comunicazione costante con i medici di medicina generale e con le amministrazioni locali; nella seconda fase con la gestione e il coordinamento delle massicce campagne vaccinali, così fondamentali per l’incolumità pubblica. Un’impesa a dir poco titanica.
E infine ricordo l’impegno durante e dopo l’alluvione quando è stato necessario organizzare per alcune zone in particolare sedute straordinarie di vaccinazione antitetanica.
Voglio ringraziare la dottoressa Angelini e farle i più sinceri auguri da parte mia e di tutta la comunità ravennate, per questa nuova e meritatissima stagione della sua vita, che sia piena di serenità e gioia, nella consapevolezza che ora sta a noi dare continuità al suo straordinario impegno professionale, certo che quando mancheremo in qualcosa, ci offrirà ancora con sincerità ed energia la sua preziosissima opinione.