BACCARINI Sara

“Senza fiato”

Ti è sempre piaciuta l’acqua, quando eri piccolo ti portavamo al fiume e tu ridevi e ti prendevi gioco di me. Stavi con la testa sotto per spaventarmi, io tenevo un po’ il fiato per non correre subito a tirarti fuori. Quando lo facevo tu poi scoppiavi a ridere, perché c’ero cascata ancora, ma il gioco del morto non mi è mai piaciuto, cosa potevo farci?!
L’ultima volta in cui ti ho visto tu eri così felice, continuavi a ripetermi: “Andiamo in Europa! Non aver paura, lì staremo meglio”. Io cercavo di credere a te e a tuo padre, la sera prima ho riempito tre sacche con le nostre cose, perché sulla barca non c’era molto posto e c’avevano vietato di portare altro. Un’intera vita racchiusa in tre borse striminzite, ma non avevo scelta.
Io e tuo padre ci siamo messi fuori, tu dovevi andare con quelli della tua età nella stiva, perché così avevano deciso. Eravate i più giovani, i più forti, dovevate solo resistere fino a quando ci saremmo allontanati dal porto. Non dovevamo dare nell’occhio, perché se avessero visto troppe persone non ci avrebbero mai fatti partire, così ci avevano detto.

Tu non avevi paura, mi hai accarezzato il viso e mi hai rassicurato che ci avresti raggiunti appena fossimo stati in mare aperto.

Lì sotto era buio, puzzava, faceva caldo e non ci si poteva muovere, ogni minuto era lungo come quando tenevi la testa sott’acqua. Ma non avevi paura, tu eri abituato all’apnea.

Alcuni ragazzi hanno iniziato a lamentarsi, volevano uscire, ma gli urlavano di stare zitti, che non era ancora il momento di fare rumore, né di venire fuori.

Poi ho sentito delle urla e dei colpi di bastone, tu e gli altri ragazzi volevate solo respirare, ma nemmeno questo era concesso. Con un colpo deciso hanno richiuso la botola e ci si sono seduti sopra.

Io ho alzato la voce, una tempesta si stava scatenando nel mio petto, volevo che ti tirassero fuori da lì, uno di loro mi ha preso per il collo e mi ha detto che se non fossi stata zitta mi avrebbe tirato a mare. Tuo padre mi ha coperto la bocca, adesso anche io dovevo stare senza fiato, come te Malik.
Dalle minacce erano passati ai fatti, chi provava a lamentarsi veniva scaraventato fuori dalla barca.
Credo che sia stato in quel momento che ho perso il mio posto, ho iniziato un perpetuo esilio, il mio corpo era ancora vivo, ma io l’avevo lasciato.

——————

Note:
Purtroppo questo racconto trae ispirazione da una storia vera, raccontata dal Dott. Pietro Bartolo quando era dirigente medico del Presidio Sanitario di Lampedusa nel 2019, che oltre a svolgere il suo lavoro ha sempre fatto divulgazione di questi episodi, in tutta la loro crudezza, perché nessuno di noi potesse dimenticare o ignorare quello che accade.