GIORGINI Daniela

“La scatola di latta”

La scatola di latta sulle ginocchia, il coperchio appoggiato sul divano.

E mani tremanti che sfogliano delicatamente foto ingiallite dal tempo.

Verena non la apriva da anni, quella scatola.

Da quando aveva attraversato il mare su un barcone, insieme a centinaia di altri disperati,per raggiungere la terra promessa, con i soli vestiti che aveva addosso e una busta piena di foto della sua famiglia e del suo paese. La volontaria della Croce Rossa che l’aveva accolta e assistita dopo lo sbarco le aveva dato da mangiare dei biscotti e un po’ di latte. Si era accorta che nella busta era entrata dell’acqua, così, finiti i biscotti, le aveva regalato la scatola che li conteneva: uno scrigno per il suo tesoro.

Non era stato facile imparare una nuova lingua, trovare un lavoro, integrarsi, ma ce l’aveva fatta. Gli incubi sulla guerra, sulla sua famiglia distrutta, sulla fuga e sulle violenze subite l’avevano tormentata per molto tempo, ma ora era tranquilla.

Non era tornata nella sua terra, anche se avrebbe voluto. Anche se la guerra era finita. Ma certe cose ti rimangono scritte dentro per sempre. Sono parte di te. Sono “te”.

***

Erano trascorsi quasi due mesi da quando la pandemia del coronavirus aveva costretto tutti in casa. Verena, che all’inizio usciva solo per la spesa, era ripiombata nel passato, con tutte le sue sofferenze. Le lunghe file in piedi fuori dal supermercato, a volte sotto un sole estivo anche se era soltanto primavera; i volti nascosti dietro le mascherine, freddi e irriconoscibili; i toni di voce che si alzavano facilmente, per il nervosismo e la paura del contagio.

Verena vedeva scorrere davanti ai suoi occhi le scene di un passato che credeva di aver dimenticato: le grida di morte intorno a lei, nascosta dentro il doppio fondo di un armadio,l’attesa nel deserto di un tozzo di pane e un goccio d’acqua per migliaia di profughi, gli uomini senza volto che l’avevano violentata e picchiata.

Se non fosse stato per la sua vicina, che si era offerta di fare la spesa anche per lei, sarebbe morta di fame in casa.

Ma non voleva impazzire, annullare tutti gli sforzi che aveva fatto per essere quella che era. Doveva fare i conti con il passato e rimettere ogni cosa al suo posto.

Per questo aveva aperto la scatola di latta.

Per questo si passava e ripassava le foto tra le mani. Piangeva, Verena.

Piangeva tutte le lacrime che aveva trattenuto per sembrare più forte.

Aveva bisogno di aiuto, non sarebbe riuscita a cacciare tutti i fantasmi da sola, ma sentiva di aver fatto il primo passo.