CORBELLI Adriana

“Un esilio forzato”

Non era certo un bel periodo quello che stava passando Amelie.

Era arrivata da pochissimo in Italia per lo stage al Museo Mar di Ravenna.

Una lunga trafila di documenti per poi trovarsi a casa di Miranda senza fare un cavolo di niente. Non aveva la possibilità di muoversi. Tutti in lockdown. Lei di sicuro non si muoveva. Tra l’altro non poteva tornare a Liegi e se ne stava lì, a studiare l’italiano, un po’ di libri d’arte, un po’ di pulizie.

Certo che se l’era immaginato ben diverso questo stage.

Miranda andava a lavorare tutti i giorni e faceva i turni in ospedale. L’avevano messa al nuovo reparto Covid.

Era stanca e provata, i turni un massacro.

Miranda quanto tornava a casa si preoccupava per Amelie.

“Non preoccuparti per me, n’est pas problema”

“Mi dispiace questa storia Amelie, volevo farti visitare tutte le bellezze di Ravenna, e credimi, ce ne sono tante, e invece ti tocca stare qua immobilizzata, non puoi lavorare, non puoi ripartire, chiusa, bloccata”.

“Miranda ne fait rien, dis-moi plutôt comment je peux me rendre utile pour la maison, pour toi”.

“Pour moi?” Sorrise Miranda, che amica la mia belgina. “Fammi trovare sempre qualcosa da mangiare e io sarò una regina”

E così, mascherina e guanti, Amelie si occupava di tutto, tranne che di arte.

Un pomeriggio ricevette una telefonata da sua madre. La nonna si era ammalata. Era stata trasferita all’ospedale di Liegi in terapia intensiva ed era grave.

“Non, grand-mère. Et vous? êtes-vous en quarantaine?”

Erano tutti in quarantena, nonna Olimpià viveva con loro. Anche il suo caro papà Jean non stava bene ed era andato due ore prima in ospedale, ma non si sapeva ancora niente.

Ricoverarono anche Jean e dopo pochi giorni finì in terapia intensiva come nonna Olimpià.

Una settimana dopo la nonna morì.

Olimpià era sempre stata la fortezza, il castello. Ma non ce l’aveva fatta questa volta.

Nel frattempo anche mamma Natalie era stata ricoverata.

Dopo venti giorni di silenzio e disperazione la mamma telefonò per comunicare la loro guarigione.

Amelie non poteva tornare a casa, avrebbe tanto voluto riabbracciare i suoi genitori ma gli aerei e i treni non partivano, non ci si poteva spostare.

Era un’esiliata più che una stagista.

Un esilio forzato.

Miranda nel frattempo per un semplice raffreddore fu lasciata a casa in quarantena. Così ne approfittò per far conoscere Ravenna all’amica, online naturalmente.

Quando Miranda riprese il lavoro, Amelie riuscì a prenotare un volo per Bruxelles, a un prezzo a dir poco esagerato, ma voleva tornare dai suoi genitori e partì comunque.

Era stato uno stage differente, non c’è che dire.

Ma era nata una grande amicizia tra le due ragazze.

Passare insieme questo periodo le aveva unite più che mai.

Un periodo indimenticabile, di certo.

A volte i grandi problemi, le situazioni disperate, le difficoltà insormontabili ci aprono mondi di possibilità, di soluzioni, ci fanno capire i veri valori e ci fanno trovare dimensioni che rafforzano.

Una forza per sempre, nel tempo a venire.