“Venne da lontano”
Venne da lontano. Restò in silenzio, a lungo, quasi a voler rinascere poco a poco.
Lo sguardo ancora sfuggente, i gesti delicati, la voce sottile.
Sembrava quasi non voler turbare il tempo e lo spazio, sembrava voler lasciar scorrere le cose per com’erano, senza fretta, come se non volesse rompere un incantesimo.
Si ricominciava, ancora una volta, ma questa, immaginava, in modo diverso. Una parte là in fondo sembrava irrimediabilmente spenta, come il fondale di un oceano che non si aspetta raggi di sole, poiché non potranno mai filtrare fin laggiù. E forse in quella parte così buia , così nascosta e inaccessibile, poteva sperare di aver sepolto tutto e pensare di ricominciare altrove. Con nuova luce poteva riprovarci, qualcuno l’avrebbe riaccesa, doveva andare così, altrimenti sarebbe stata una salvezza a metà. Anzi quella parte spenta sarebbe stata un sostegno, come appoggiarsi di schiena a se stessi, in un folle equilibrio. Come una medaglia dalle due facce, come la luna con la sua parte oscura che nessuno potrà mai vedere, ma inscindibilmente una.
Un sorriso nervoso nascondeva l’incomprensione, ma andava bene così, quant’era bello non capire, ancora per un po’.
Non si chiese cosa, non chiese perché, il passato di domande e dolore era ancora fresco.
Quel passato da una parte e il futuro, bello perché non già scritto, dall’altra e tu la in mezzo a tenere uniti i pezzi, frantumi o frammenti di dolore e speranza, carezze e pugni, miseria, rabbia, libertà, buona sorte, cadute, telefonate e singhiozzi, lacrime amare, perdono, coraggio, spalle larghe, gambe salde, traguardi, ripartenze, abbandoni, muri, distanze, rifiuti, rimorsi, sangue, voglie, urla, terrore, appigli, slanci, preghiere, morte, vita.
Orizzonti infiniti per uomini liberi. Orizzonti negati a se stessi dai costruttori di muri che vedranno crollarseli addosso. Semi di speranza che il vento porta in giro, che crescono e rinascono, che vanno e poi ritornano.
Chi è “l’altro” se non il “me stesso” di una storia diversa?