“Strofe sospese di un operatrice dell’accoglienza”
Oggi sento forte la paura
Qui con me, in questa stanza
Di non riuscire a trovare via sicura
Di non poter colmare la distanza
Questa però non è la prigione
Dove ti portano con forza senza un perché
Questa si chiama autoregolazione
Siamo fermi insieme agli altri e ognuno da sé
Non è neanche la strada
Che era casa e ora non puoi starci più
Qui alla peggio che vada
Ingrasserai un po’ davanti alla TV
Ma è difficile vivere all’interno di confini
Barricati, chiusi, in isolamento
Ora capisci i clandestini
In lotta per la libertà di movimento
E ora che tutto intorno è sospeso
Ora che ti senti bloccato
Capisci cosa vuol dir vivere appeso
Ti senti come un immigrato
Gli ultimi, ultimi rimangono
nonostante questo dramma
eppur ci son cose che ci rendono tutti uguali
come la voglia di riabbracciare la mamma
Questa è l’occasione di aggiustarci
di capire che la natura di noi esseri umani
è condividere, stare insieme, mescolarci
Ricominciare a tendere le mani