28 Febbraio 2017

RAVENNA NEL PROGETTO DELL’ANCI PER L’ACCOGLIENZA DIFFUSA DEI MINORI STRANIERI NON ACCOMPAGNATI

Ieri pomeriggio la commissione consiliare numero 7 “Cultura, immigrazione, politiche giovanili” ha abbandonato per una volta la sala del consiglio comunale, sede tradizionale delle sue riunioni, per ritrovarsi in un luogo speciale: una delle due strutture del territorio del Comune di Ravenna dove sono accolti minori stranieri non accompagnati, nell’ambito del progetto di hub regionale diffuso del Fondo Asilo, Migrazione e Integrazione del Ministero dell’Interno partito nell’autunno 2016, di cui l’Anci Emilia – Romagna è capofila.

Questa scelta spiega l’Assessora Valentina Morigi, ha un obiettivo preciso: “Restituire il volto, la voce e le parole a persone che vengono spesso considerate dei fantasmi, ma che hanno delle storie da raccontare”. La visita della commissione consiliare è quindi l’occasione per parlare con gli operatori che gestiscono le strutture, con i ragazzi ospitati e approfondire insieme le tematiche sull’accoglienza e le attività sviluppate nell’ambito del progetto. Mentre i componenti della commissione presieduta da Fabio Sbaraglia arrivano alla spicciolata, qualcuno dei ragazzi ospiti della casa si sporge dal balcone, sorride e fa un cenno di saluto. Un’ultima raccomandazione ai giornalisti (ci viene chiesto di non pubblicare né l’indirizzo del centro di accoglienza, né i nomi dei ragazzi, in quanto si tratta di minorenni) e saliamo i tre piani che si separano da un appartamento luminoso in cui si respira un clima familiare. Lì ad attenderci troviamo i giovani ospiti e gli operatori. Ci fanno accomodare in una sala e l’incontro comincia.

IL PROGETTO

Il primo a parlare è Giacomo Prati del Servizio Direzione Operativa dell’Anci Emilia Romagna che è diventata capofila del progetto dopo aver vinto un bando finanziato dal Fondo Asilo, Migrazione e Integrazione (FAMI). “Il progetto – spiega Prati – prevede complessivamente 50 posti per accoglienza di minori stranieri di sesso maschile non accompagnati. 20 di questi posti sono a Ravenna, 30 sono a Budrio, in provincia di Bologna, secondo il principio dell’accoglienza diffusa che punta a distribuire i posti per assicurare un impatto più sostenibile per i comuni e i territori che accolgono i minori”. A gestire i centri sono a Ravenna “Persone in Movimento” e a Budrio “Camelot”, due cooperative sociali con esperienza pluriennale nel settore.

DUE STRUTTURE A RAVENNA

A Ravenna le strutture che fanno parte del progetto Hub diffuso sono due. Quella in cui ci troviamo è in grado di offrire ospitalità a 12 minori, ma attualmente sono 9. L’altra casa ha una disponibilità di 8 posti e, ci dicono gli operatori, è al completo. I ragazzi che abitano in queste case, spiega Yesan Clemente di “Persone e in movimento”, hanno tutti un’età compresa fra i 16 e i 17 anni e provengono da Bagladesh, Gambia, Guinea, Mali, Nigeria e Senegal. Dall’apertura delle case, sono entrati complessivamente 23 ragazzi, 6 dei quali sono già usciti dal progetto per entrare in realtà di seconda accoglienza del Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati del Ministero dell’Interno. Secondo il Progetto di hub diffuso il periodo di permanenza nelle strutture di prima accoglienza come quelle appunto di Ravenna è compreso fra i due e i tre mesi, ma qualcuno dei ragazzi accolti può fermarsi anche di più.

Ai ragazzi ospitati, nell’ambito del progetto, vengono offerti servizi di carattere sanitario, educativo, psicologico, formativo e per la loro integrazione. I minori, appena arrivano nelle case, vengono sottoposti ad un primo screening medico e, se e necessario, anche ad ulteriori approfondimenti specialistici. Ciascuno di loro svolge incontri individuali con gli psicologi della cooperativa e se si riscontrano particolari fragilità, il servizio di sostegno prosegue.

Per i minori vittime di tratta, la cooperativa attiva un servizio interno che prevede colloqui speciali e percorsi dedicati. Esiste anche un servizio legale che organizza fra l’altro momenti di informazione sulle leggi italiane e che assiste i ragazzi nel percorso fino all’audizione con la Commissione territoriale per la richiesta della protezione internazionale.

UNA GIORNATA NELLA CASA DI ACCOGLIENZA

Ma come si svolge una giornata “tipo” dei minori ospitati nelle case di prima accoglienza? La sveglia è alle 7 per la prima colazione. Alle 8,30 i ragazzi raggiungono in autobus il Quake, il centro di aggregazione giovanile del Comune di Ravenna dove, dalle 9 alle 12, si tengono i corsi di lingua italiana.

“I ragazzi – dice con una punta di orgoglio Yesan Clemente – stanno facendo progressi incredibili nell’imparare la nostra lingua e per loro andare a scuola è un privilegio”.

Dalle 12,30 alle 13,30 rientro nelle rispettive case per il pranzo e dalle 14 alle 15 i ragazzi contribuiscono a dare una mano per le faccende domestiche. Nel pomeriggio dalle 15 alle 17 ancora scuola di italiano (alla parrocchia del Borgo San Rocco), ma ai ragazzi viene data la possibilità di frequentare dei laboratori e di assecondare le proprie passioni: dal calcio al rap, dalla cucina alla musica e alle attività creative. Una particolare attenzione viene dedicata alle attività che coinvolgono il territorio.

Durante il laboratorio creativo condotto dagli educatori della cooperativa, i ragazzi hanno costruito alcune maschere che hanno sfilato in occasione della Festa di Carnevale che si è svolta a Ravenna il 12 febbraio scorso. “I ragazzi sono bravi, educati – assicura l’operatrice di “Persone in movimento” – i rapporti con i vicini sono ottimi. Il progetto è partito da poco e ci piacerebbe di aprirci di più alla cittadinanza”. Numerose le domande dei componenti della Commissione agli operatori. Ma il momento più atteso è quello che vede l’ingresso nella sala di tre adolescenti che stanno fremendo già da un po’ per entrare. Hanno accettato di parlare un po’ con noi. Niente domande sul loro passato, sulle loro storie drammatiche e toccanti, su come sono arrivati fin qui. In un italiano un po’ stentato ma ammirevole, ci raccontano del loro presente e di qualche sogno per il futuro. Due provengono dal Bangladesh , il loro compagno viene dal Niger e hanno 17 anni. Uno racconta che gioca a calcio e va a scuola di cucina.

Cosa vuoi fare da grande? Gli chiede qualcuno. “Il cuoco” risponde lui che confessa che il suo piatto preferito è la pizza. Al ragazzo nigeriano piace suonare il pianoforte e va a suonarlo in chiesa ogni domenica. L’altro ragazzo proveniente dal Bangladesh va a scuola di rap e cucina. Da lì a poco ci sarà un piccolo rinfresco per i presenti e i piatti dice di averli cucinati lui con il suo connazionale. Cosa vuoi fare da grande? “Il meccanico”, dice sicuro.

Ma non poteva mancare una domanda su Ravenna. Risponde uno per tutti: “Questa città è bellissima e i genitori di qua sono bravi”, è la sua conclusione dolcissima. Poi ci invitano a vedere la casa: ciascuno ha la sua stanza. Tutto è perfettamente in ordine, i letti sono rifatti, le pareti sono personalizzate da disegni che hanno fatto loro e, in alcuni casi, dalle maschere che hanno preparato per la sfilata di carnevale. Si conferma l’impressione iniziale di un luogo caldo e accogliente: è giusto che a questi ragazzi che sono stati costretti a lasciare il loro paese sia regalato qualche momento di serenità.

FONTE: Ravenna Notizie

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