Cenni Storici

La darsena di città e il Porto

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l ruolo marittimo-portuale di Ravenna ha trovato nel corso dei secoli costanti ostacoli naturali. La linea di costa è estremamente mobile e il mare si allontana, ma la volontà ravennate di non perdere i contatti via mare, mantenuti fino alla fine del 1200 mediante canali e piccoli approdi, si manifesta con lo scavo continuo di canali di raccordo. L’esigenza di aperture commerciali verso Nord dà vita ad un canale navigabile “Naviglio” operante dal 1276 fino al 1536. Nel 1652 viene aperto un nuovo canale denominato “Panfilio”, allo scopo di facilitare i collegamenti via acqua fra la città e la foce del Candiano. Il canale, dopo un percorso di quasi sette chilometri, terminava presso la città alle Mura di Porta Nuova. Intorno alla darsena, che si spingeva fin sotto la porta, si sviluppò nella seconda metà del Seicento un nuovo borgo che da essa prese il nome. Quando, per le continue inondazioni della città, si resero necessari i lavori idraulici di diversione dei fiumi Ronco e Montone (1735), il canale Panfilio si trovò intersecato dai Fiumi Unit che decretarono la sua fine. Fu così necessario individuare una nuova ubicazione per il porto di Ravenna. Fu scelta un’ipotesi che sfruttava le caratteristiche morfologiche di una zona deltizia a Nord Est della città e confidava, per tenere sgombro l’imboccatura, nel naturale riempimento e svuotamento delle bassure.
La piallassa che stava a tergo dell’imboccatura del nuovo Canale Corsini doveva funzionare da bacino di ripulsa e il porto doveva essere regolato dal flusso delle maree, così come era stato per lo scalo Augusteo di Classe, rinunciando a costose opere artificiali. Fu raccordato il porto canale con gli scoli cittadini e fu collegato l’invaso portuale con l’alveo ormai spento del Montone che doveva servire da Darsena.
Già nel 1738 il nuovo porto era in funzione pur non essendo ancora completato, e assunse correttamente la denominazione di Candiano, ufficialmente però fu chiamato canale Corsini (dal papa regnante).
Nel 1750 Ravenna era già dotata di un porto efficiente e moderno corredato da magazzini e di una vasta area di ricovero per le imbarcazioni. Ad Antonio Farini si affidò il compito di migliorare l’agibilità del porto. Egli rettificò le tortuose linee del canale (1772) facilitando l’ingresso delle imbarcazioni alla Darsena.
Lo scalo ravennate fu dichiarato porto nazionale nel 1860. Ciò consentì, intorno al 1870, di eseguire i lavori di approfondimento del canale e l’allargamento della darsena per consentire l’attracco di piroscafi di grande tonnellaggio.
Gli stimoli economici, dovuti all’intensificarsi del movimento portuale, sollecitarono sia alcune società ravennati di armatori che favorirono l’arrivo di grandi imbarcazioni, sia lo sviluppo di piccole industrie: due opifici cerealicoli a vapore, una raffineria di zolfo, e poi, agli albori del ventesimo secolo lo iutificio Montecatini, un cantiere navale, una vetreria. La maggior parte di queste attività si installa presso la darsena dove già era sorta la nuova Dogana. Alcune di queste piccole industrie sono tuttora esistenti e sono rimaste quasi inalterate all’interno del tessuto portuale industriale che si è formato negli anni successivi.