Contenimento del consumo del suolo
Ma cosa si intende per consumo di suolo? E cosa significa contenerlo?
Il suolo in condizioni naturali ci fornisce i servizi ecosistemici necessari al nostro sostentamento, quali:
- servizi di approvvigionamento (prodotti alimentari, materie prime, ecc.);
- servizi di regolazione (del clima, cattura e stoccaggio del carbonio, controllo dell’erosione e dei nutrienti, regolazione della qualità dell’acqua, protezione e mitigazione dei fenomeni idrologici estremi, ecc.);
- servizi di supporto (fisico, decomposizione e mineralizzazione di materia organica, habitat delle specie, conservazione della biodiversità, ecc.);
- servizi culturali (ricreativi, paesaggio, patrimonio naturale, ecc.).
Allo stesso tempo è anche una risorsa fragile che viene spesso considerata con scarsa consapevolezza e ridotta attenzione nella valutazione degli effetti derivanti dalla perdita delle sue funzioni.
Il consumo di suolo va inteso come un fenomeno associato alla perdita di una risorsa ambientale fondamentale, dovuta all’occupazione di superficie originariamente naturale, seminaturale o agricola, in conseguenza ad un incremento della copertura artificiale di terreno, legato alle dinamiche insediative.
Il concetto di consumo di suolo quindi, deve essere definito come una variazione, da una copertura non artificiale (suolo non consumato) a una copertura artificiale del suolo (suolo consumato).
La copertura del suolo è un concetto collegato, ma distinto dall’uso del suolo. Per fare un esempio l’impermeabilizzazione del suolo costituisce la forma più evidente di copertura artificiale. Altre forme di copertura artificiale del suolo vanno dalla perdita totale della “risorsa suolo” attraverso l’asportazione per escavazione a causa delle attività estrattive a cielo aperto, alla perdita parziale (più o meno rimediabile) della funzionalità della risorsa a causa di fenomeni quali la contaminazione e la compattazione dovuti alla presenza di impianti industriali, infrastrutture, manufatti, depositi di materiale o passaggio di mezzi di trasporto. Questo non va confuso con “l’uso del suolo” che è, invece, un riflesso delle interazioni tra l’uomo e la copertura del suolo e costituisce quindi una descrizione di come il suolo venga impiegato nelle attività antropiche.
La rappresentazione più tipica del consumo di suolo è data quindi dal crescente insieme di aree coperte da edifici, capannoni, strade asfaltate o sterrate, aree estrattive, discariche, cantieri, cortili, piazzali e altre aree pavimentate o in terra battuta, serre e altre coperture permanenti, aeroporti e porti, aree e campi sportivi impermeabili, ferrovie ed altre infrastrutture, pannelli fotovoltaici e tutte le altre aree impermeabilizzate, non necessariamente urbane. Tale definizione si estende anche in ambiti rurali e naturali ed esclude le aree aperte naturali e seminaturali in ambito urbano.
Il consumo di suolo netto è valutato attraverso il bilancio tra il consumo di suolo e l’aumento di superfici agricole, naturali e seminaturali dovuti a interventi di recupero, demolizione, de-impermeabilizzazione, rinaturalizzazione o altro. Tuttavia, i processi di rigenerazione dei suoli sono rari, complessi e richiedono notevoli apporti di energia e tempi lunghi per ripristinare le condizioni intrinseche del suolo prima della sua impermeabilizzazione.
Consumo di suolo in Emilia Romagna (dati ISPRA)
Il concetto di contenimento di consumo di suolo si riconduce quindi alla tutela dell’ambiente e agli obiettivi del governo del territorio introdotto dalla legge regionale dell’Emilia-Romagna n. 24/2017, dove é definito non solo come «bene comune e risorsa non rinnovabile che esplica funzioni e produce servizi ecosistemici», ma anche come necessario a prevenire gli eventi di dissesto idrogeologico e a contribuire alle strategie di mitigazione e di adattamento ai cambiamenti climatici. Tale obiettivo converge in quelli di «tutelare e valorizzare il territorio nelle sue caratteristiche ambientali e paesaggistiche favorevoli al benessere umano ed alla conservazione della biodiversità», e di «tutelare e valorizzare i territori agricoli».
La legge assume come obiettivo il raggiungimento del consumo di suolo pari a zero entro il 2050, stabilendo inoltre che il suolo consumabile fino al 2050, dovrà essere pari al 3% della superficie del territorio urbanizzato esistente alla data di entrata in vigore della stessa. Sottraendo, però, da questo limite: opere pubbliche di rilievo sovracomunale e opere di interesse pubblico, interventi funzionali all’esercizio di attività economiche o agricole esistenti, taluni insediamenti produttivi, parchi urbani ed altre dotazioni ecologico-ambientali.
La legge, infine, stabilisce che la Regione dovrà provvedere al monitoraggio del consumo di suolo e alla pubblicazione sul proprio sito web dei relativi dati e che anche i Comuni debbano pubblicare annualmente i dati numerici e cartografici dello stato del consumo di suolo nel proprio territorio.
Dettaglio del consumo di suolo nel comune di Ravenna dati ISPRA)
Architetto Raffaella Bendazzi