Osservare un bambino/a mentre gioca è un’esperienza affascinante, ci rendiamo subito conto che è immerso e concentrato nella sua attività e sembra dirci “non disturbarmi, sto lavorando”. Come diceva Montaigne il gioco “è l’attività più seria” per i bambini/e, è l’essenza stessa dell’infanzia. È un’attività disinteressata, senza vantaggi evidenti, se non il piacere che il bambino/a trae da essa.
Nel corso del primo anno di vita, il bambino/a gioca attraverso l’esplorazione del proprio corpo, la manipolazione degli oggetti e sperimentando azioni di gioco condiviso con le persone che ogni giorno si prendono cura di lui. Il gioco è di fondamentale importanza per la sua crescita, perché impara a conoscere il mondo, sperimenta se stesso/a e sviluppa competenze.
Il corpo è la prima vera fonte di stimolazione per i bambini/e, per questo quando sono molto piccoli li osserviamo giocare con la testa, le mani, i piedi, la voce, scoprendo che attraverso il proprio corpo possono provocare degli eventi e agire sul mondo. Col passare del tempo diventano sempre più abili e riescono ad utilizzare il corpo per comunicare con gli altri e per afferrare gli oggetti.
Bambini/e e genitori nel gioco imparano a conoscersi e ad adattarsi reciprocamente: un sorriso, una parola, uno sguardo del genitore al bambino/a e viceversa, sono veri e propri giochi sociali che preparano il terreno al linguaggio.
Il mondo del bambino/a, inizialmente centrato su di sè e sulla relazione con i genitori, progressivamente si arricchisce per la presenza di oggetti, che esplora prima attraverso i sensi: è frequente vedere bambini che si portano gli oggetti davanti agli occhi li rigirano tra le mani e li portano alla bocca. È importante lasciarli liberi di fare, senza interferire perché siamo di fronte ad una vera e propria esplorazione, ad una affascinante scoperta e conoscenza progressiva ed inarrestabile del mondo che li circonda.
Continua…nella prossima “Vitamina”: “Giochiamo a far finta di…”