E’ ormai condiviso il fatto che il gioco sia una componente vitale per lo sviluppo del bambino/a, che, oltre a consentirgli di esprimere liberamente emozioni, sentimenti, interessi e motivazioni, gli permette anche di affrontare le difficoltà incontrate nella realtà quotidiana, con la rielaborazione di tutte le esperienze, che possono suscitare in lui una forte impressione. Attraverso la ripetizione del gioco i bambini/e cercano sempre di rendere familiari le loro esperienze e sviluppano una padronanza di quello che accade nel mondo circostante. Per tale motivo sono particolarmente importanti alcuni giochi, quelli con gli “animali” o con i “mostri”, che invece possono suscitare perplessità nei genitori, poiché il bambino può mettere in atto, per finta, anche comportamenti aggressivi, particolarmente forti, dal punto di vista fisico.
In realtà il fascino del gioco con gli animali e i “mostri” deriva in gran parte da un interessante meccanismo: tale gioco offre al bambino/a l’opportunità di tenere sotto il proprio dominio esperienze, che nella realtà sarebbero paurose. Quando il bambino gioca con animali come l’orso o con il leone, o mostri fantastici e minacciosi, la loro potenza è sotto il suo controllo; è in grado di sperimentare, controllandole le sue paure e gli animali o i mostri finiscono per proteggerlo dalle sue stesse angosce. Sperimenta quindi, non tanto aggressività, ma strategie di difesa e di rassicurazione sulle proprie risorse.
Lo stesso valore rassicurante hanno il gioco del cucù e il gioco del nascondino: il bambino/a, cercando attivamente un oggetto o una persona nascosta, agisce un personale tentativo di rassicurazione, relativamente al fatto che le cose, le persone care che scompaiono dalla vista, non smettono di esistere, ma anzi ritornano e possono essere recuperate, per sua concreta iniziativa.
In sintesi, tali giochi dei bambini/e non vanno evitati ma assecondati, perchè servono a rielaborare, in un contesto simbolico di gioco, emozioni e sentimenti importanti e particolari, come l’aggressività e l’angoscia della perdita del genitore, che il bambino/a tende a provare insieme all’amore sconfinato. L’aggressività nello specifico con spade o altri oggetti deve trovare nel gioco un contesto di espressione bonificata, con la possibilità di mostrare al bambino la riconciliazione nelle situazioni fantastiche che egli crea. Cosicché può esistere una spada che prima serve per fare emergere elementi aggressivi ma che poi può anche trasformarsi in una spada “birichina” che fa il solletico a tutti.