In esilio col
Il
Si aggira indisturbato nel castello di carta della mia mente, attento a non entrare nei miei sogni, a differenza di neri fantasmi.
Lo scorrere del tempo non lo ha cambiato, è rimasto tale ed avvolto del tutto nella sua veste ideale: un lungo mantello bianco, svolazzante e rassicurante.
Appare solo quando si fa grande la necessità di confidargli senza timore le emozioni e intime sensazioni, i pensieri e i segreti più bui. Non manca mai e non ci sono limiti nella dimensione in cui vive: indulgente per gli errori dei sentimenti e intransigente nelle prove più ardue; portatore di luce quando le mie nuvole si addensano di scuri colori; sa divertire con un soffio leggero come una lieve carezza, e riscopro così l’allegria per le piccole cose.
Imprevedibile e senza motivo apparente sparisce per un tempo mai definito, per poi ritornare improvviso con la danza della sua aura rasserenante; ed io, comunque docile e conciliante per il suo ritardo, gli rinnovo la mia amicizia di sempre.
La mia mente, mai silenziosa, in questo periodo di esilio forzato gli parla di continuo e a volte dà voce ai pensieri; poiché è l’unica compagnia nell’isolamento di uno spazio-tempo sospeso, dove ho smarrito le antiche certezze, come se tutto potesse accadere.
E lui mi sostiene con la sua forza evanescente: quando mi invade l’angoscia sul futuro che non so immaginare; o mi aggredisce la commozione che non riesco a controllare e le lacrime non possono restare sospese; o mi assale la nostalgia più struggente e l’ansia più grande per mia madre, melanconica azalea distanziata dagli affetti più cari nella serra di una casa di riposo.
Raramente si scopre, per farsi riconoscere quando sono troppo spaventata, come ora nell’ovattato ed insolito silenzio; e per pochi istanti lascia intravvedere le sue sembianze reali: un cavaliere d’altri tempi, forse un re tormentato, dallo sguardo gentile e le parole sorridenti.
E la sua voce, armoniosamente soffusa, si fa spazio nel mondo interiore delle mie paure, per rassicurami, consolarmi e dirmi che “tutto andrà bene”; poi la sua veste si trasforma in unicorno dal puro manto immacolato, sul quale vola via.
Infine rimango del tutto sola, con la forza rinnovata dalla sua aura leggera, e con la certezza che il mio strano amico immaginario esisterà finchè la mia mente saprà costruire un castello di carta per la sua dimora.
In futuro mi ricorderò di questo periodo di oscurità, come di un insolito viaggio dal lungo ed intenso percorso interiore, trascorso nell’imperfetto e ristretto perimetro delle mura di casa; in esilio da un mondo di esuli e migranti, con la presenza invisibile del “