Da anni ci battiamo perché il nostro Comune adotti il Piano per l’Eliminazione delle Barriere Architettoniche (PEBA), imposto dalla dalla legge n. 41 del 1986 e dalla successiva Legge Quadro n. 104 del 1992.
In questi 30 anni il nostro Comune non solo ha disatteso gli obblighi derivanti dalle suddetti Leggi, ma non ha mai alzato un dito per eliminare le tante – troppe – barriere architettoniche, che impediscono alle persone con disabilità di poter fruire liberamente di molti dei nostri spazi pubblici.
Anzi, ha fatto realizzare opere strutturale con evidenti impedimenti per i diversamente abili, in barba ad ogni vincolo normativo e sopratutto morale.
Una battaglia, la nostra, non scevra di difficoltà e durante la quale abbiamo portato la questione in discussione in Consiglio comunale, trovandoci sempre di fronte al NO granitico della maggioranza a guida PD.
Un’indifferenza mista ad arroganza, quella manifestata dal Pd e dai suoi alleati di fronte alle nostre richieste che davano voce a quelle provenienti anche dalle associazioni di tutela dei disabili, e contro le quali ci siamo battuti con ogni mezzo in nostro possesso.
Abbiamo diffidato il Sindaco Michele de Pascale per costringerlo a procedere con l’elaborazione del Peba. Invano.
Ci siamo rivolti allora al Presidente della nostra Regione, Stefano Bonaccini, al quale abbiamo scritto una Pec dove abbiamo rappresentato la grave situazione ravennate, chiedendo al Governatore di nominare un Commissario per l’adozione del Peba a Ravenna, così come previsto dalla legge.
Bonaccini ha scelto le maniere dolci con il suo compagno di partito de Pascale, decidendo di non nominare un commissario ma di convocare il Sindaco di Ravenna in Regione. Per contro de Pascale ha mandato i suoi uffici tecnici.
Ed é solo grazie all’insistenza della nostra azione, sostenuta da tanti ravennati, che oggi si arriva finalmente all’adozione del Peba.
Ma come nella migliore delle tradizioni del Pd Ravennate, il Piano per l’Eliminazione dele Barriere Architettoniche che sta per essere introdotto, é in realtà un…”Pebino” e cioè un contentino, peraltro tardivo, alle decennali richieste dei disabili ravennati e delle loro associazioni, che suona come una presa per i fondelli.
Ed é inevitabile che quando si elabora un progetto di una tale portata in fretta e furia per recuperare decenni di ritardo e non incorrere nel commissariamento che sarebbe stato inevitabile nel 2021, de Pascale ed i suoi tirino fuori dal cilindro un PEBA incompleto.
Dall’analisi del documento licenziato dalla Giunta, infatti, si evince che manca di parti importanti quale l’indicazione dei luoghi, degli spazi degli edifici comunali nei quali é necessario eliminare le barriere architettoniche, le modalità organizzative per l’attuazione del Peba, l’assenza di un Manuele tecnico per la realizzazione delle opere infrastrutturali onde evitare la creazione di nuove barriere.
Per non parlare delle commissioni consiliari preposte che non sono mai state convocate durante la predisposizione del PEBA, al fine di valutare e laddove necessario correggere il lavoro in itinere.
È chiaro come quello dell’adozione del PEBA a Ravenna sia solo un primo e laborioso passo per arrivare ad avere un territorio veramente a misura di diversamente abili.
E se é vero che chi ben comincia é a metà dell’opera, la qualità del PEBA che de Pascale ci vuole propinare, ci fa capire che la strada é davvero ancora molto lungo.