Se Alberto Angela ha portato turisti a Ravenna in visita ai nostri monumenti con la puntata del suo programma dedicata al patrimonio UNESCO ravennate, al contrario la proposta di mandare le ossa di Dante a Firenze danneggerebbe sia le illustri spoglie (già in cattivo stato di conservazione) e la città di Ravenna, spostando l’attrazione turistica a Firenze.
Le domande che noi ci poniamo sono: chi paga e quanto costa assicurare le antiche spoglie, bene unico al mondo: De Pascale (la città di Ravenna) o la signora Mazzavillani Muti, dal momento che lei stessa ha avanzata tale possibilità?
Chi trae profitto da questa operazione di marketing? Certamente non la città di Ravenna. La storia parla da sè. Dopo essere stato scacciato, condannato alla confisca dei beni e al “boia”, qualora si fosse fatto trovare nel territorio del Comune di Firenze, in una lettera (scritta sicuramente dopo il 19 maggio 1315) rivolta ad un amico di Firenze, Dante respinge con sdegno la possibilità offerta a lui e ad altri esuli di parte bianca di approfittare dell’amnistia concessa dai Guelfi Neri, che imponeva il pagamento di un’ammenda e di sottoporsi a una cerimonia di pubblica penitenza. Il poeta rifiuta di tornare nella sua città al prezzo di riconoscere colpe che non ha commesso, quindi afferma con fierezza che preferisce restare in esilio, dove (nonostante le molte ristrettezze) il pane non gli mancherà. * “Non è questa, o Padre mio, la via di ritornare in patria. Ma se un’altra, da Voi prima o poi da altri, se ne troverà, la quale non deroghi alla fama e all’onore di Dante, io mi metterò per essa a passi non lenti. Che, se per nessun’altra di tali vie in Firenze si può entrare, io in Firenze non entrerò giammai.”*
Le spoglie di Dante non devono assolutamente essere trasferite o spostate da Ravenna, dal momento che dopo anni di esilio egli stesso aveva eletto la nostra città come ultimo luogo di pace e serenità, dove immergersi nell’atmosfera ideale per concludere la stesura del Paradiso.
A Ravenna Dante diventa subito oggetto di una devozione, che alla sua morte si trasforma in un vero e proprio culto. Nell’ottica di rispetto delle volontà del Sommo Poeta stesso appare paradossale la proposta di trasferimento delle sue ossa per un progetto meramente commerciale.
L’impianto turistico sensazionalistico e di ipersfruttamento dei beni artistici, che vede a Firenze stessa la sua realizzazione compiuta (città luna park per turisti distratti), non deve contaminare l’alta dignità di Dante, Unico e Sommo Poeta.
Rosanna Biondi