Premesso che
- A seguito dell’incontro “in casa ENI” è uscita sui media la notizia di una riduzione degli investimenti che la multinazionale a sei gambe avrebbe dovuto effettuare nel ravennate, per colpa dei provvedimenti governativi.
Evidenziato che
- l’intero settore che ruota attorno all’estrazione off-shore di idrocarburi è in crisi da un pezzo. Ogni volta che viene fatto qualche tentativo per riorientare le attività produttive verso settori in linea con la cosiddetta transizione energetica, però, il provvedimento di turno diventa il capro espiatorio a cui girare tutte le responsabilità di una deriva non arrestabile. Così è stato con il referendum nel 2016 e così è ora con la sospensione delle prospezioni.
- la chiusura di tante aziende, la riduzione di personale in altre, la messa in cassa integrazione di 100 lavoratori della Tozzi Sud, la rinuncia alla concessione di una banchina portuale appositamente realizzata per la Saipem dalla Saipem (da tempo in vendita), la contrazione di attività per la base operativa di ENI che si affaccia sulla Piallassa del Piombone, le varie criticità di Bambini, Rosetti, ecc., non possono essere le conseguenze né di un referendum (rimasto senza esiti) né di un provvedimento legislativo (ancora in attesa di produrre i suoi effetti), ma i segnali inascoltati della urgente necessità di abbandonare una difesa senza speranza di un intero settore in crisi irreversibile.
- è urgente avviare il processo di riconversione, che non è una “formula vuota” ma deve essere piena di contenuti.
Considerato che
- il Sindaco era presente al recente incontro ma da esso non abbiamo sentito nessuna presa di posizione rispetto all’annunciato passo indietro di ENI e solo lamentele nei confronti della politica dell’Esecutivo;
Chiede al Sindaco
- conferma del fatto che la cancellazione di 400 milioni di investimenti nel 2019 rappresenti una palese violazione di quanto il Sindaco stesso riteneva gli fosse stato garantito da ENI nel 2017. (De Pascale, 13 aprile 2017: “Per Eni è Ravenna il cuore del distretto centrosettentrionale da cui rilanciare gli investimenti in un quadro di completa sostenibilità ambientale. I vertici di Eni hanno presentato nel dettaglio il piano degli investimenti che prevede 2 miliardi di euro in progetti offshore nell’area di Ravenna. […] Si tratta di un’idea che mette al centro Ravenna e di una risposta significativa ad una nostra precisa richiesta”). Se confermato cosa ha ribattuto il Sindaco ai vertici ENI?
- Se le 1.000 assunzioni di cui si parla solo ora che vengono cancellate sono giusto un numero possibile/probabile senza fondamenti oppure una cifra che derivi da un impegno concreto che prese ENI e di cui, ad oggi, non si aveva notizia. Nel secondo caso perché queste 1000 assunzioni non erano mai state annunciate in precedenza? E cosa ha ribattuto il Sindaco per difendere quell’impegno di assunzione di personale?
- ENI garantisce comunque che va avanti il decommissioning ossia il (parziale e a rilento) smantellamento delle piattaforme ma con un bando europeo. Che fine ha fatto, dunque, quell’impegno assunto da ENI “ad avviare a Ravenna le attività di decommissioning, cioè di quel complesso di azioni teso alla dismissione delle piattaforme” (de Pascale, 13 aprile 2017)? Cosa ha ribattuto il Sindaco a ENI sui ritardi e la lentezza di queste attività?
- da ENI sarebbe arrivata comunque “la rassicurazione che l’impegno sul territorio rimarrà costante e non saranno abbandonate le attività di ricerca e saranno invece avviati impegni alternativi come la produzione di energia dalle onde marine”. Ma il modellino onde marine illustrato all’ultimo OMC sembra veramente molto poco rispetto all’obbiettivo concordato dal Sindaco con De Scalzi in occasione dell’OMC 2017: «Stiamo lavorando perché Ravenna diventi il centro europeo di ricerca anche sull’utilizzo delle nuove tecnologie». Quindi si è passati da un possibile “centro europeo di ricerca” a quello che è stato presentato all’ultimo OMC che è ben poca cosa. Cosa ha ribattuto il Sindaco a ENI?