Il Consiglio comunale di RAVENNA
PREMESSO CHE
Il 15 agosto 2021 e il 16 settembre 2022 rappresentano due date cruciali che hanno determinato uno stravolgimento del panorama internazionale globale e hanno segnato e continuano a segnare la storia di due Paesi, l’Afghanistan e l’Iran, e con loro la vita e le sorti di intere generazioni di donne, ragazzi e bambini;
il ritiro delle truppe americane da Kabul ed il conseguente ritorno al potere dei talebani ha significato per donne e bambine afghane la perdita di ogni diritto conquistato negli ultimi 20 anni;
il regime segregazionista e totalitario talebano ha imposto una serie di divieti che di fatto annullano qualsiasi possibilità di vita fuori dalle mura domestiche per le donne e le bambine afghane, tra cui:
- divieto assoluto di lavorare e di svolgere professioni, solo alcune donne medico e infermiere hanno il permesso di lavorare in alcuni ospedali di Kabul,
- divieto assoluto di uscire di casa se non accompagnate da un mahram (parente stretto: padre, fratello o marito),
- divieto di trattare con negozianti di sesso maschile,
- divieto di studiare in scuole, università o altre istituzioni educative (i talebani hanno convertito le scuole femminili in seminari religiosi),
- obbligo di indossare il lungo velo (Burqa) che le copre da capo a piedi,
- frustrate, percosse, invettiva verbale, sono la punizione per quelle donne che non vestono secondo le regole imposte dai talebani, o che non sono accompagnate da un mahram,
- frustate in pubblico per le donne che non hanno le caviglie coperte,
- lapidazione pubblica per le donne accusate di avere relazioni sessuali al di fuori del matrimonio (anche se vittime di violenza sessuale),
- divieto di uso di cosmetici. (A molte donne con unghie dipinte sono state tagliate le dita), divieto di parlare o di dare la mano a uomini diversi da un mahram, divieto di ridere ad alta voce. (Nessun estraneo dovrebbe sentire la voce di una donna), divieto di portare tacchi alti poiché producono suono quando camminano (un uomo non deve sentire i passi di una donna),
- divieto di andare in taxi senza un mahram, divieto di apparire in radio, televisione, o in incontri pubblici di qualsiasi tipo, divieto di praticare sport o di entrare in un centro sportivo o in un club, divieto di andare in bicicletta o motocicletta, anche con il mahram,
- divieto di indossare vestiti di colori vivaci, in quanto «colori sessualmente provocanti», divieto di incontrarsi in occasioni di festa o per scopi ricreativi, divieto di lavare i vestiti vicino a fiumi o in luoghi pubblici,
- modifica di tutti i nomi di luogo inclusa la parola «donna». Per esempio, i «giardini per donne» sono stati chiamati «giardini di primavera», divieto di apparire sui balconi delle loro case e oscuramento di tutte le finestre in modo che le donne non possano essere viste dall’esterno, divieto per i sarti maschili di prendere misure per le donne o cucire vestiti femminili, divieto di utilizzare pantaloni larghi, anche sotto il burqa,
- chiusura di tutti i bagni pubblici femminili,
- divieto per uomini e donne di viaggiare sugli stessi bus. Sui bus si può leggere «per soli uomini» (o «per sole donne», ma le donne non possono viaggiare senza accompagnatore …),
- divieto di essere fotografate o filmate,
- divieto di stampare su giornali e libri foto di donne o di appenderle sulle pareti delle case o nei negozi.
In Iran, dopo la morte di Masha Amini, la 22enne curdo-iraniana, avvenuta il 16 settembre scorso, a seguito della detenzione in un centro della polizia morale in cui era stata rinchiusa per non aver indossato correttamente il velo, si susseguono manifestazioni e proteste e si registrano:
- oltre 520 manifestanti uccisi negli scontri con la polizia,
- 19.000 persone arrestate,
- esecuzioni e impiccagioni di giovani, tra loro Hadis Najafi,20 anni, Nika Shakrami,17 anni, Hannaneh Kia, 23 anni, Mahdi Karami e Seyed Mohammad Hosseini, 22 e 23 anni.
Ai sensi dell’articolo 638 del codice penale islamico iraniano, qualsiasi atto ritenuto “offensivo” per la pubblica decenza è punito con la reclusione da dieci giorni a due mesi o 74 frustate. Le donne che vengono viste in pubblico senza velo sono passibili di reclusione da dieci giorni a due mesi o multa in contanti. La legge si applica alle bambine di nove anni, che è l’età minima di responsabilità penale per le ragazze in Iran; tuttavia, le autorità impongono il velo obbligatorio alle bambine di sette anni, quando iniziano la scuola elementare.
CONSIDERATO CHE
Numerosi Comuni italiani nel corso degli ultimi mesi hanno già adottato mozioni e ordini del giorno di Consiglio comunale aventi ad oggetto le drammatiche condizioni delle popolazioni afghane e iraniane, in particolare delle donne, per esprimere una ferma condanna nei confronti di tali repressioni violente, sostegno e rispetto dei diritti umani a partire dall’uguaglianza tra uomini e donne e dalla libertà di espressione;
il Governo italiano, attraverso il Ministero degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale, ha duramente condannato, convocando l’ambasciatore dell’Iran, quanto sta accadendo nel Paese;
l’Unione europea, attraverso l’Alto Commissario per la politica estera e la sicurezza comune e Vicepresidente della Commissione, Josep Borrel, ha inserito il rispetto dei diritti umani, in particolare dei diritti delle donne, tra i parametri imprescindibili per la cooperazione con qualsiasi futuro governo afghano,
l’Unione europea si definisce “scioccata” per le esecuzioni sommarie in Iran e invita ancora una volta il regime iraniano ad annullare le sentenze di condanna a morte già pronunciate nel contesto delle proteste in corso da metà settembre e “a garantire un giusto processo a tutti i detenuti” e “fa appello all’Iran affinché rispetti rigorosamente gli obblighi sanciti dal Patto internazionale sui diritti civili e politici, di cui l’Iran è parte. I diritti fondamentali, compresi i diritti alla libertà di espressione e di riunione pacifica, devono essere rispettati in ogni circostanza”,
oggi come ieri il principale compito della diplomazia delle città è promuovere valori universali partendo dalle comunità locali, che sono chiamate ad interpretare un ruolo che va ben oltre i confini del singolo Comune,
il ruolo dei Sindaci nella difesa della democrazia e della pace è in costante crescita: i Sindaci e le città sono in prima linea nell’accoglienza e nell’aiuto, ispirano la loro azione alla solidarietà e al rispetto dei diritti umani e sono vere e proprie “palestre di democrazia” e baluardi da opporre ai rigurgiti autoritari in essere,
l’ANCI ha proposto di dedicare le celebrazioni della Giornata internazionale delle donne che ricorre l’8 marzo alla condizione femminile in Afghanistan e Iran, esprimendo ferma condanna, solidarietà e vicinanza alle donne afghane ed iraniane, promuovendo la campagna presso le Autorità nazionali ed internazionali e una ferma presa di posizione contro l’operato dei governi talebano e afghano affinché tutte le violenze in atto abbiano fine,
IMPEGNA IL SINDACO E LA GIUNTA COMUNALE A:
- aderire alla campagna promossa dall’ANCI in vista della Giornata internazionale della donna dell’8 marzo 2023;
- promuovere iniziative di informazione sui diritti negati nei confronti delle donne, delle ragazze e delle bambine in Afghanistan e Iran, coinvolgendo tutti i soggetti attivi del territorio, in particolare i ragazzi delle scuole di ogni ordine e grado;
- intraprendere iniziative di sensibilizzazione, a prevedere nella serata del sette e dell’otto marzo – dalle ore 18.00 alle ore 21.00 – l’illuminazione di un sito o di un monumento cittadino con un fascio luminoso di COLORE GIALLO, in modo da dimostrare con maggiore incisività la vicinanza alla causa delle donne afghane e iraniane;
- favorire l’impegno della Commissioni Pari Opportunità ad aprire un tavolo ad hoc con i rappresentanti e le rappresentanti della politica e della società civile, con il coinvolgimento delle donne rifugiate afghane o testimoni del regime iraniano, al fine di attivare nel territorio iniziative condivise;
- prevedere l’intitolazione di una strada alle donne vittime del terrorismo islcamico o che hanno combattuto per la libertà e democrazia per i diritti delle donne;
- inoltrare la presente al titolare dell’Ambasciata della repubblica islamica dell’IRAN esprimendo la solidarietà alle donne iraniane e al popolo iraniano che manifesta pacificamente per la salvaguardia delle libertà fondamentali e chiedendo con forza la cessazione delle esecuzioni capitali e dell’uso sproporzionato della forza contro i manifestanti non violenti nonché di rispettare rigorosamente i principi sanciti dalla Convenzione internazionale sui diritti civili e politici, di cui l’Iran è parte;
- inoltrare la presente al Presidente del Senato della Repubblica se. Ignazio La Russa e al Presidente della Camera dei Deputati on. Lorenzo Fontana, alla Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, alla Presidente del Parlamento Europeo Roberta Metzola, alla Presidente della Commissione UE Ursula Von der Leyen, affinché promuovano una moratoria tesa ad inserire gli autori di tali violenze nelle liste dei terroristi internazionali.