15 Febbraio 2022

Mozione – Revocare l’onorificenza “Cavaliere di Gran Croce, ordine al merito della repubblica italiana a Broz Josip Tito

Giacomo Ercolani -Consigliere Lega Salvini Premier
Gianfilippo Nicola Rolando – Capogruppo Lega Salvini Premier
Nicola Grandi – Capogruppo Viva Ravenna
Filippo Donati – Consigliere Viva Ravenna
Alberto Ferrero – Capogruppo Fratelli d’Italia
Renato Esposito – Consigliere Fratelli d’Italia
Angelo Nicola Di Pasquale – Consigliere Fratelli d’Italia
Veronica Verlicchi – Capogruppo La Pigna, Città Forese Lidi

Premesso che

Sul sito ufficiale del Quirinale alla voce “onorificenze” ancora oggi Broz Josip Tito risulta ufficialmente decorato come Cavaliere di Gran Croce al merito della Repubblica Italiana.

L’Ordine al merito della Repubblica Italiana istituito con la Legge 3 marzo 1951, n. 178, è il primo fra gli Ordini nazionali ed è destinato a “ricompensare benemerenze acquisite verso la Nazione nel campo delle lettere, delle arti, della economia e nel disimpegno di pubbliche cariche e di attività svolte a fini sociali, filantropici ed umanitari, nonché per lunghi e segnalati servizi nelle carriere civili e militari.”.

L’onorificenza di cavaliere della Gran Croce insignito della decorazione di Gran Cordone fu conferita in data 2/10/1969 dal Presidente della Repubblica Giuseppe Saragat a Broz Josip Tito Presidente della Repubblica socialista federale di Jugoslavia.

Considerato che

Gli storici sono concordi nell’identificare il regime di Broz “Tito” Josip in un regime comunista totalitario di tipo dittatoriale che ha portato alla morte di centinaia di migliaia di persone. Lo storico Rudolph Joseph Rummel lo ritiene responsabile di oltre un milione di morti. La lettura storica sottolinea la natura fratricida del regime di Tito. Per ragioni ideologiche furono perseguitati i cittadini Iugoslavi senza distinzione di categoria: le vittime spesso erano donne, bambini o anziani. Il sistema di governo Iugoslavo rappresentava all’epoca tendenze che divergono radicalmente dai valori della recentemente approvata Costituzione repubblicana ed antifascista in Italia. Mentre l’Italia metteva al centro dei propri valori successivamente alla caduta del fascismo, la democrazia, i diritti civili e lo stato di diritto, il regime di Tito in Iugoslavia si muoveva nella direzione opposta. Storici e avvocati di diritto internazionale si riferiscono al regime di Tito come burocratico centralizzato che aveva reso la violazione dei diritti umani una caratteristica sistematica.

La polizia segreta di Tito, modellata dietro il KGB, con frequenza praticava esecuzioni sommarie ed extragiudiziali, contravvenendo ai principi dello stato di diritto elencati nella costituzione italiana. La costituzione italiana si trova in contraddizione anche con le politiche di Tito in relazione alla diversità: una dura repressione venne riservata agli italiani e agli albanesi, vittime entrambi di forte discriminazione razziale.

Altro esempio di rimozione forzata e discriminazione, nonché violazione dei diritti umani, fu l’eccidio delle foibe. Gli uomini che si macchiarono dei massacri delle foibe furono proprio i partigiani jugoslavi che in quel periodo erano sotto il comando di Tito Broz Josip, nei massacri delle foibe persero la vita almeno 5000 italiani, fra i quali molte donne e bambini, altri storici ritengono che il tragico numero sia assai superiore e che possa aver raggiunto oltre 11.000 morti.

Preso atto che

La giornata del ricordo è stata istituita solo nel 2004 per ricordare il massacro delle foibe e ancora oggi nel paese alcuni individui negano addirittura l’avvenimento o minimizzano quanto avvenuto.

Si impegna

Il Consiglio ad approvare questa mozione per chiedere alla Presidenza della Repubblica la revoca dell’onorificenza di cavaliere di Gran Croce, insignito della decorazione di Gran cordone, a Tito Broz Josip, riconoscendo il suo coinvolgimento nei massacri delle foibe a danno degli italiani.

Il Presidente del Consiglio comunale a trasmettere questa mozione alla Presidenza della Repubblica affinché il Presidente Sergio Mattarella possa revocare tale onorificenza.