Premesso che
da informazioni di stampa e anche da recenti inchieste giornalistiche si evince che il progetto europeo Gol – Garanzia occupabilità lavoratori – prevede 4.4miliardi di euro da spendere entro il 2025, più500 milioni dai fondi React Eu.In cambio la Ue ci chiede di aiutare tre milioni di disoccupati a trovare un posto, di questi 800 mila sono collocabili soltanto passando attraverso un corso di formazione professionale, e proprio sulla formazione verrà spesa la maggior parte dei soldi.
Ad occuparsene da sempre sono le Regioni, poiché conoscono il loro territorio e sanno di cosa vi è effettivo bisogno.
A proposito dei fondi, quelli del 2023 non sono ancora stati assegnati e nemmeno definiti gli obiettivi da raggiungere. L’unico dato, raccolto in via ufficiosa, parla di 320 mila persone da formare entro l’anno, a cui si aggiungono le 160 mila del 2022. Ma vanno considerati pure i disoccupati che da luglio perderanno il reddito di cittadinanza e la sola condizione per loro per poter continuare ad avere un sostegno sarà quella di frequentare un corso.
Molte Regioni, peraltro, sanno già che non riusciranno a formare tutta questa gente, specialmente quelle del Sud, dove vi è un maggior numero di disoccupati;
considerato che
in concreto, però, nessuno si è mai preoccupato di far coincidere la domanda con l’offerta: si sfornano parrucchieri, estetisti, addetti alla segreteria, dove, invece, servono camerieri operatori della logistica e addetti alle pulizie. In via generale i corsi proposti ai disoccupati non tengono conto dei bisogni delle imprese, nonostante le necessità delle imprese siano ben conosciute.
Nel solo mese di maggio le aziende cercano 83 mila addetti della ristorazione, 37 mila addetti alle vendite e 20 mila alla logistica e, secondo Fipe Confcommercio, quest’anno mancheranno 150 mila camerieri e 40 mila negli alberghi, ma tutto questo alla programmazione di molte Regioni non rientra. Poiché nessuna Regione indica alle società di formazione quali professionisti debbano sfornare, sono al contrario le stesse società a proporre i corsi che hanno a catalogo e il disoccupato sceglie tra questi;
verificato che
per cercare di raddrizzare questo sistema bisogna pretendere dalle Regioni
- una programmazione in base alle richieste delle aziende,
- l’uniformità del servizio,
- l’applicazione della legge (D. Lgs.150/2015) che affida all’Anpal, l’agenzia nazionale delle politiche attive, il compito di intervenire direttamente nella gestione dei servizi in quelle Regioni che non garantiscono i livelli essenziali delle prestazioni;
- l’obbligo di certificare le competenze acquisite a fine corso;
- La realizzazione del Siuf, il Sistema formativo unitario della formazione, già previsto nel Decreto citato, vale a dire una banca dati nazionale. Dove sono registrati i corsi di formazione certficati svolti da ciascun cittadino
IMPEGNA IL SINDACO E LA GIUNTA
- a fornire costantemente informazioni sullo stato dell’arte in Emilia – Romagna;
- ad adoperarsi con sollecitudine nella direzione proposta, poiché senza questi interventi strutturali la situazione può apparire assai grave.
Daniele Perini – Capogruppo “Lista de Pascale Sindaco”