Il nuovo ponte sul fiume Lamone chiamato Grattacoppa non solo non sarà aperto al traffico “nella tarda primavera”, come annunciato l’ 8 marzo 2022 durante i festeggiamenti per la posa delle tre campate. Ma non lo sarà entro l’estate e neppure chissà quando. La prova matematica è scattata sabato scorso, quando è scaduta la terza e fin lì ultima proroga al termine dei lavori, fissato originariamente nel 21 marzo 2021, dilatato quindi al 26 febbraio 2022, poi al 27 maggio e appunto a questo 25 giugno. Entro tale data, l’impresa appaltatrice non ha infatti riaperto il cantiere (vedi foto di ieri) che aveva sospeso fin dai primi giorni di maggio, nonostante il 10 giugno l’assessora Del Conte avesse detto: “Lo scorso 31 maggio gli uffici tecnici hanno ordinato alla ditta di procedere con le terre armate e ultimare le lavorazioni sul ponte […] a partire dalle rampe laterali per salire sul ponte, che per motivi di sicurezza legati alle piene del fiume è stato realizzato più in alto rispetto a quello precedente”. Occorre cioè “armare” le scarpate del ponte con gabbioni di pietrame sul lato Torri e con terre rinverdite sul lato Grattacoppa. La ditta è però rimasta in trincea a tutt’oggi e intende evidentemente restarci. Il 12 giugno, Del Conte aveva infatti ammesso come mancasse ancora la variante progettuale indispensabile per realizzare le terre armate (che Lista per Ravenna da mesi aveva chiesto inutilmente di vedere), variante che la Giunta de Pascale ha approvato solo con deliberazione del 17 giugno, addirittura fuori sacco.
Tale variante accresce la spesa globale originaria del nuovo ponte per “appena” 80.000 euro, elevandolo dunque a 2.880.000, aumentando però l’importo dei “nuovi” lavori da versare all’impresa per 380.909 euro, attingendo alle “somme a disposizione”. Se ne ricava una complessità notevole dei “nuovi” lavori, tanto che in uno dei 19 voluminosi allegati alla deliberazione del 17 giugno, denominato “Atto di sottomissione e concordamento nuovi prezzi” (allegato anche qui), si riesce a leggere che: “Per effetto dell’esecuzione dei lavori di cui trattasi viene assegnato un termine aggiuntivo per l’ultimazione dei lavori, di giorni 90 (novanta) naturali e consecutivi” (vedi pag.8). In teoria fino al 28 settembre, ma solo se l’atto fosse stato sottoscritto senza riserve dall’impresa, ciò che però non appare.
In realtà, è in atto un duro contenzioso tra il Comune di Ravenna e l’impresa, che ha espresso le proprie ragioni in numerose riserve, secretate al sottoscritto nonostante il diritto di accedervi come consigliere comunale. In assenza di ripresa dei lavori, gli ulteriori 90 giorni concessi valgono meno di nulla. Pare infatti che, oltre ai quattro mesi concessi dopo la data concordata del 26 febbraio, l’impresa non si accontenti di altri tre mesi senza che il Comune le addebiti delle penali, accettando in tal modo che si chiuda tutto, ma chiederebbe essa stessa di essere risarcita dei danni lamentati. Se è così, come evidente, hai voglia di dare proroghe e di spacciare altre illusioni, che peraltro Lista per Ravenna ogni volta scoperchia. A fine anno, neppure Babbo Natale riuscirebbe a far passare anima viva sul nuovo ponte Grattacoppa.
Nessuno “pagherà” niente dei danni immensi subiti dalle centinaia di cittadini, soprattutto di Torri, Grattacoppa, Conventello e Savarna, ma non solo, obbligati all’infinito a compiere parecchi disagevoli chilometri in più e a sopportare tempi decuplicati di percorrenza ogni giorno in cui devono spostarsi da una parte all’altra del forese nord tra Mezzano e Sant’Alberto separate da questo ponte? È una partita a cui però intendiamo partecipare anche noi, sostenendo le ragioni dei cittadini che rappresentiamo.
Alvaro Ancisi
(capogruppo di Lista per Ravenna – Polo civico popolare)