Siamo tra via di Roma e Sant’Alberto, a fianco della Porta Serrata, monumento storico, dove la IEB (Isola Ecologica di Base), addossata al muro ex Amga, mantiene ancora i cassonetti dell’indifferenziata. Tra le tante segnalazioni sulle disfunzioni della raccolta rifiuti in proporzione alla diffusione, ormai quasi ovunque, del porta a porta, quella seguente ci pare emblematica, per il luogo indegno e per il significato generale: “Le due foto allegate sono state scattate domenica 5 e domenica 12 giugno. Non era mai successo, ma da quando c’è la raccolta porta a porta la gente che viene da altri quartieri passa in macchina o in bicicletta e riempie i bidoni. La raccolta sta diventando un delirio. Prima in cinque minuti svuotavano i cassonetti e adesso, nelle strade dove vige la raccolta porta a porta, i tempi di raccolta raggiungono la mezzora e più di lento lavoro. Abito nel grande complesso immobiliare posto tra via di Roma, in discesa da Porta Serrata, via Anastagi, via Girolamo Rossi e via Mura di Porta Serrata. Non oso pensare a quando saremo obbligati alla raccolta porta a porta. Dovremo mettere cento bidoncini su strada? I depositi interni per i bidoni condominiali non sono più utilizzabili in quanto usufruiti da Hera per i contatori esterni del gas. Sta diventando uno schifo in tutta la città, con bidoncini ovunque e gente che gira con il pattume alla ricerca dei cassonetti rimasti”.
LA SITUAZIONE GENERALE
- Nella situazione data, la raccolta porta a porta è senz’altro necessaria per aumentare la raccolta differenziata, affinché i rifiuti non vengano più smaltiti nelle discariche immonde che consumano suolo, le materie prime siano riciclate, si risparmino risorse naturali ed energia, si produca valore aggiunto da ciò che abbiamo utilizzato. Ma è evidente che il servizio locale, essendo male organizzato, afflitto da notevoli carenze, scarsamente igienico, gravoso e disagevole per gli utenti, richiederebbe una profonda revisione.
- C’è poi da pagare uno scotto per il grave ritardo nel passaggio dalla TARI alla tariffa puntuale, che, secondo una legge dell’Emilia-Romagna risalente al 2015, avrebbe dovuto essere introdotta in tutti i comuni della regione, scegliendo tra sistemi di vario genere, entro il 2020. Tariffa puntuale significa che ciascuno riceve una bolletta proporzionale al volume e al peso dei rifiuti prodotti e conferiti. In tal modo, gli utenti sono responsabilizzati, per convincimento, ma anche nel loro stesso interesse, ad adottare comportamenti corretti. Tuttavia, neppure se ne parla.
- I due handicap di cui sopra generano di conseguenza i fenomeni di violazione sistematica delle regole, quasi come reazione alla percezione di subire delle imposizioni inique. Si rendono quindi necessari interventi sistematici atti ad identificare e a perseguire, con l’ausilio della tecnologia, coloro che depositano o lanciano fuori posto i sacchetti dell’immondizia, scaricano abusivamente i rifiuti ingombranti o pericolosi, ecc. I mezzi più utilizzati, di cui altri Comuni si servono con successo perché usati con un piano strutturato, sono le foto trappole, specialmente nella forma mobile che consente di spostarle nei punti via via più critici, a seconda delle segnalazioni che, ad esempio, potrebbero pervenire dai Consigli territoriali o dai comitati cittadini; ma anche le telecamere, i cui occhi elettronici, piantati su pali della luce a controllo anche dei cassonetti, hanno ripulito interi quartieri urbani di talune città.
IL PIANO ORGANICO CHIESTO AL SINDACO
Il 15 dicembre scorso, un ordine del giorno, alla cui redazione ha contribuito anche Lista per Ravenna, approvato all’unanimità dal Consiglio comunale, ha impegnato il sindaco e la sua Giunta “a predisporre un piano organico di interventi atti a fronteggiare in maniera risoluta il fenomeno diffuso dell’abbandono scorretto dei rifiuti, in particolare su strade e marciapiedi ove sono collocate le Isole Ecologiche di Base”, chiedendo, tra l’altro, “che sia implementato, in accordo con Hera, il sistema delle foto trappole, e concentrato, in accordo con la Polizia Locale, l’utilizzo delle dotazioni tecnologiche, e di ogni altra azione possibile ad opera degli enti di controllo, sulle aree dove, alla luce dei sopralluoghi e della frequenza delle segnalazioni, si verificano con alta frequenza situazioni che devono essere contrastate sia dal punto di vista ambientale sia da quello sociale”. Si chiede al sindaco, a distanza di sei mesi, che fine abbia fatto.
Alvaro Ancisi
(capogruppo di Lista per Ravenna – Polo civico popolare)