Interrogazione question time al sindaco di Ravenna
PONTE GRATTACOPPA ALLA RESA DEL 23 MARZO. IL COMUNE, SE NON HA SCHELETRI NELL’ARMADIO, PROCEDA A RISOLVERE IL CONTRATTO CON RCB
“il 23 marzo avremo il ponte in funzione”
Il 30 novembre scorso, il sindaco e l’assessora ai lavori pubblici Del Conte incontrarono i cittadini di Savarna, Conventello, Grattacoppa e Torri di Mezzano per aggiornarli sui lavori del ponte di Savarna sul Lamone, cosiddetto ponte Grattacoppa. Soddisfatta dell’incontro, Emily Tassinari, rappresentante dei cittadini, dichiarò: “Secondo quanto ci è stato detto, il prossimo 23 marzo avremo il ponte in funzione”. Il 17 gennaio, dopo uno dei numerosi colloqui tra il comitato cittadino di Savarna, Grattacoppa e Conventello e l’assessora Del Conte, che aveva detto: “La riapertura del ponte di Savarna rimane in programma per il 23 marzo”, il presidente del Comitato, Enrico Benzoni, dichiarò: “Per noi il tempo limite è entro il 23 marzo. Non possiamo e vogliamo pensare a date diverse”.
23 MARZO IMPOSSIBILE
Venerdì 3 marzo, risultando il cantiere chiuso da una settimana, lo stato del ponte, da noi fotografato con molti scatti, dimostrava però il contrario. C’era qualche solitario mezzo di lavoro, con nessuno a bordo e senza alcun carico. Ma, soprattutto, visto il grave ritardo e lo sparpagliamento dei lavori ancora da compiersi, la loro fine entro il 23 marzo prossimo, fissata a se stessa dall’impresa costruttrice, è sembrata una chimera. L’Amministrazione comunale, che aveva invece stabilito nel 26 dicembre 2022 il termine definitivo concesso all’impresa per la conclusione dell’opera e fatto scattare dal giorno dopo le penali per la sua violazione, confidava pur sempre, come visto sopra, che almeno quest’ultima data fosse risolutiva. Quasi tre mesi di inspiegabile tolleranza rispetto ad una decisione drastica, ora si dimostrano invece – come Lista per Ravenna aveva supposto da subito – illusori e deleteri. La ricostruzione del ponte, affidata alla RCB di Bologna il 12 febbraio 2020, per essere fatta entro un anno, corre il rischio, ad oltre tre anni di distanza, di trascinarsi all’infinito nelle diatribe tra Amministrazione comunale ed RCB sulle cause e sulle responsabilità dei molti rimandi a catena, almeno sette.
RISOLVERE IL CONTRATTO DI APPALTO.
AFFIDARE I LAVORI RESTANTI AD ALTRA DITTA
Adesso il Comune deve dunque riprendere in mano la situazione, avviando con urgenza, come richiedono e regolano il Codice degli appalti (art. 108) e le norme contrattuali del capitolato speciale d’appalto (art. 21), la procedura di risoluzione del contratto di appalto con RCB “per mancato rispetto dei termini”, che si attiva, quando il ritardo imputabile all’appaltatore supera i 30 giorni, “a discrezione della Stazione appaltante e senza obbligo di ulteriore motivazione”. Occorre mettere in mora l’impresa assegnandole un termine per compiere i lavori, trascorso inutilmente il quale, la Giunta de Pascale dovrà deliberare immediatamente la risoluzione del contratto. L’impresa dovrà allora rimuovere il cantiere e sgomberare le aree di lavoro entro l’ulteriore termine fissatole dalla Giunta, che, in caso contrario, procederà d’ufficio addebitandole i costi. Le addebiterà anche i danni subiti, comprese le maggiori spese per il completamento dei lavori, che affiderà sollecitamente ad altra impresa, potendo trattenere qualunque somma maturata a suo credito, come pure rivalersi sulla garanzia fideiussoria, per i lavori che saranno eseguiti. Il fatto che Comune ed RCB abbiano ancora in atto un Collegio Consultivo Tecnico per la soluzione delle loro controversie, lascia intatta la competenza decisionale del Comune sulla risoluzione del contratto (https://studiolegaledalpiaz.it/blog/il-collegio-consultivo-tecnico-negli-appalti-pubblici-decreto-17-gennaio-2022-n-12-del-ministero-delle-infrastrutture-e-della-mobilita-sostenibili/).
Fermo restando il diritto di RCB di agire per l’eventuale risarcimento dei danni subiti dall’Amministrazione dimostrandone le colpe, questa procedura incombe nei suoi confronti come una spada di Damocle, potendo comportare l’annotazione a suo carico, nel casellario informatico dell’ANAC (Autorità Nazionale AntiCorruzione), di una “risoluzione contrattuale per grave inadempimento”, possibile causa di esclusione da altre gare di appalto della pubblica amministrazione. Ne sa qualcosa il Consorzio cooperativo Ciro Menotti di Ravenna per una vicenda analoga vissuta presso il Comune di Viganò, che ne ha causato l’esclusione da una gara del Comune di Imperia (https://www.ilrestodelcarlino.it/ravenna/cronaca/ditta-ravennate-nel-casellario-anac-il-tar-ribadisce-il-provvedimento-b8060e8a).
INTERROGAZIONE
Se la Giunta de Pascale avesse attivato la procedura risolutoria del contratto con RCB fin dal 27 dicembre 2022, il ponte di Grattacoppa non sarebbe oggi in un tunnel di cui non si vede l’uscita. Non perda altro tempo, se vuole almeno che il ponte sia finito tra la primavera e l’estate. Vorrebbe dire – parliamoci chiaro – che ha degli scheletri nell’armadio del ponte, di cui RCB ha la chiave. Sarebbe però intollerabile.
Sulle sue intenzioni al riguardo, interrogo il sindaco.
Alvaro Ancisi
(capogruppo di Lista per Ravenna – Polo civico popolare)