Premesso che
● la terribile situazione climatica con la quale siamo costretti a misurarci è innegabile, nell’ultima estate la crisi idrica ci ha posto d’innanzi ad un problema di gestione, raccolta e uso sapiente delle nostre risorse idriche;
● quest’anno la Regione Emilia Romagna ha chiesto al Governo, lo Stato di emergenza nazionale. Un passo necessario per fronteggiare una situazione complessa dal punto di vista ambientale che ha preoccupanti ricadute sul fronte delle produzioni agricole, ma non solo poiché anche gli habitat naturali sono messi a dura prova e registriamo una forte risalita del cuneo salino;
● in tutti i 18 comuni della provincia di Ravenna è stata emessa anche quest’anno un’ordinanza che recepisce le indicazioni della Regione, di Atersir e del dipartimento di protezione civile nazionale, in modo da avere un equilibrio uguale su tutto il territorio provinciale per l’utilizzo delle risorse idriche;
● queste ordinanze emergenziali dimostrano in modo evidente che la crisi climatica e idrica è tangibile anche in relazione alla riduzione annuale delle precipitazioni;
● in una recente intervista il Sindaco di Ravenna ha parlato della necessità di studiare la realizzazione un impianto per desalinizzare l’acqua del mare. Del resto come Comune costiero la desalinizzazione è una delle opzioni che possiamo aggiungere al carnet di opzioni strategiche, ma ovviamente non può essere l’unica soluzione per fronteggiare quello che ormai sembra essere una criticità cronica;
● i cambiamenti climatici e il degrado ambientale rappresentano una minaccia enorme per l’Europa e per il mondo. Una risposta forte a tali sfide viene data dalla Commissione europea con “Il Green Deal europeo” individuando la strategia di crescita mirata a trasformare l’Unione Europea in una società giusta e prospera, dotata di un’economia moderna, efficiente sotto il profilo delle risorse e competitiva;
● coerentemente agli indirizzi europei, l’Italia ha adottato il Piano Nazionale Integrato Energia Clima (PNIEC) nel quale vengono individuati gli obiettivi da raggiungere per il 2030;
● la Commissione Europea raccomanda inoltre gli Stati membri di adottare misure adeguate ad affrontare la “povertà energetica” – determinata da una combinazione di basso reddito, elevata spesa per l’energia e scarsa efficienza energetica – una problematica che rischia di affliggere fino all’11% dell’intera popolazione dell’Unione Europea;
● si tenga conto anche degli obiettivi della regione Emilia Romagna che ribadisce l’impegno a raggiungere la neutralità carbonica prima del 2050, e aggiunge quello di passare in regione al 100% di energie pulite e rinnovabili entro il 2035.
Tenuto conto che
● La crisi idrica ha coinvolto in modo grave e incidente l’agricoltura locale e i relativi consorzi;
● il 12 gennaio 2021 è entrata in vigore la nuova direttiva europea sull’acqua potabile, che mira ad offrire acqua di rubinetto di alta qualità in tutta l’UE;
● la direttiva, di cui sopra, registra un importante primato, in quanto è la prima legislazione europea che viene adottata in seguito ad un’Iniziativa dei Cittadini Europei (ICE), lo strumento di democrazia partecipativa dell’UE. Si tratta di Right2Water (“Acqua potabile e servizi igienico-sanitari: un diritto umano universale! L’acqua è un bene comune, non una merce!”), l’ICE lanciata nel 2012 che ha esortato la Commissione europea a proporre una normativa che sancisse il diritto umano universale all’acqua potabile e ai servizi igienico-sanitari e la loro fornitura in quanto servizi pubblici fondamentali per tutti. L’obiettivo principale della campagna era fare in modo che la legislazione dell’UE imponesse ai governi nazionali di garantire e fornire a tutti i cittadini acqua potabile pulita e servizi igienico-sanitari in misura sufficiente. Right2Water ha raccolto più di 1.600.000 firme e ha spinto la Commissione europea ad elaborare nel 2018 il testo, approvato dal Consiglio ed infine, nel mese di dicembre 2020, dal Parlamento;
● tra le novità presenti nel testo della direttiva, particolarmente rilevante è l’introduzione di un approccio al monitoraggio dell’acqua basato sul rischio, ovvero sull’individuazione dei rischi e sulla gestione dell’intera catena di approvvigionamento dell’acqua potabile, dal bacino idrografico, all’estrazione, al trattamento, allo stoccaggio e alla distribuzione fino al punto in cui i valori devono essere rispettati, ossia dalla fonte al rubinetto (la valutazione del rischio, concetto in realtà già previsto della Direttiva 2015/1787, recepita in Italia dal DM 14 giugno 2017, che modificava gli allegati II e III della 98/83);
● gli Stati membri hanno adesso due anni per recepire le modifiche nelle loro norme nazionali. Al recepimento della direttiva ogni stato membro potrà introdurre nell’elenco di sostanze da controllare ulteriori parametri e stabilire valori più restrittivi a quelli previsti dalla norma comunitaria. L’Italia dovrà quindi adesso rivedere il suo DLgs 31/2001.
Considerato che
● i Cittadini, gli Enti pubblici e le associazioni devono poter essere tutelati in ogni modo per avere un futuro dignitoso e pianificato anche dal punto di vista idrico, senza dover vivere in condizioni emergenziali là dove è possibile evitarlo;
● esistono pannelli che “producono” acqua dalla nebbia che aiutano a dissetare l’Africa che potrebbero essere utili anche da noi. Il sistema prevede di intrappolare gli ammassi nebbiosi attraverso delle reti in tessuto per poi usare l’acqua in campo agricolo;
● quella dei collettori di nebbia è una tecnologia già utilizzata in diverse parti del mondo che permette di raccogliere l’acqua che normalmente si trova nell’aria sotto forma di gas e trasformarla in forma liquida;
● nell’atmosfera ci sono circa 13 mila chilometri cubi di vapore acqueo. Una quantità davvero impressionante. Ma ciò che è importante sapere è che un solo chilometro cubo di vapore acque trasformato in forma liquida sarebbe sufficiente a riempire circa 400 mila piscine olimpioniche;
● ricavare acqua potabile dalla nebbia potrebbe sembrare un’utopia ma ci sono luoghi del mondo in cui questa idea si è trasformata in realtà e sta aiutando tantissime persone a far fronte alla piaga della siccità. In Marocco è stato trovato un modo geniale per combattere la desertificazione, costruendo degli speciali collettori che intrappolano la nebbia e la trasformano in acqua potabile. Il Marocco è uno dei Paesi maggiormente vulnerabili a causa della crisi climatica e per farvi fronte, tra il 2017 e il 2018, è stato realizzato un grande parco con collettori di nebbia, da cui si ricava acqua destinata alla popolazione locale;
● la nebbia può essere “sfruttata” per ricavarne acqua pulita e grazie ad una rete potrebbe congiungersi direttamente alla rete idrica o addirittura alle stesse abitazioni, edifici pubblici o riserve naturali;
● l’utilizzo dei collettori come quelli installati in Marocco potrebbe rivelarsi un aiuto prezioso anche per il nostro Paese in periodi di siccità come quello che abbiamo appena vissuto;
● in Marocco hanno installato 30 collettori di nebbia e grazie a una rete infrastrutturale, l’acqua raccolta sotto forma gassosa sulla montagna marocchina viene poi trasformata in forma liquida e trasportata in 16 diversi villaggi dove l’acqua spesso manca;
● in questo modo la popolazione potrebbe disporre di riserve di acqua potabile e sopperire alla carenza idrica o ridurre i costi della gestione dell’acqua;
● qualche anno fa in Italia è stato presentato un progetto molto simile, che prevedeva di sfruttare la nebbia che caratterizza la Valle del Po’ per ricavarne acqua pura;
● l’idea, che prende il nome di Water for Life, era stata lanciata dai docenti e studenti dei Politecnici di Torino e Milano e approfondita nella tesi di laurea magistrale di uno studente in Architettura Sostenibile;
● con i fondi del PNRR, attivati su due canali di finanziamento per i consorzi, potremmo porre le basi anche per questa progettualità, la quale risulterebbe efficace sotto svariati punti di vista.
CHIEDIAMO
che il Consiglio Comunale impegni il Sindaco e la Giunta
● nel predisporre un progetto e relativo studio di fattibilità che possa coinvolgere i sistemi sopra citati di CloudFisher, per aggiungere al carnet di opzioni, in contrasto alla crescente siccità cronica del territorio, anche questo innovativo sistema;
● individuare, con apposito piano strategico, le aree pubbliche dove installare i CloudFisher, considerando anche l’impiego di aree o edifici di proprietà comunale, in particolare sostenendo prioritariamente le forme di configurazioni che generano benefici diretti in riferimento all’uso dell’acqua per i cittadini con maggiore disagio economico che ricadono o rischiano di ricadere nella condizione di povertà energetica;
● di considerare i fondi del PNRR destinati alla tutela delle risorse idriche, per interventi che mirano a migliorare l’efficienza dell’infrastruttura idrica e a ridurre le perdite;
● di promuovere questa iniziativa considerandola una alternativa utile alla razionalizzazione dell’acqua durante tutta la durata annuale.