Il 23 aprile 2024, il Senato ha approvato in via definitiva il decreto legge 2 marzo 2024, n. 19 recante ulteriori disposizioni urgenti per l’attuazione del PNRR; in particolare, uno degli emendamenti, il n. 44.028 riguarda l’ingresso delle associazioni anti-abortiste nei consultori pubblici.
L’ennesimo atto a dimostrazione di come questo governo consideri tra i suoi obiettivi prioritari la progressiva e sempre più violenta limitazione della libertà di autodeterminazione delle donne.
Non è infatti attraverso questo attacco indiretto e sottile, seppur violento, alla L 194, che prevede di demandare alle Regioni la scelta di quali soggetti del Terzo Settore debbano esser stabilmente attivati all’interno delle strutture pubbliche che si ridurranno i casi di interruzione volontaria di gravidanza.
Come dimostrano i dati, infatti, gli aborti sono progressivamente diminuiti proprio grazie all’applicazione della L194 e alla nascita dei consultori pubblici, luoghi concepiti per garantire alle donne, come a tutte le soggettività che ad essi si rivolgono, educazione alla sessualità, accesso alla contraccezione, sostegno alla maternità e più in generale tutela alla salute sessuale e riproduttiva in tutte le fasi della vita.
Se davvero si vuole dare piena attuazione alla legge 194, come anche ridurre i casi di aborti volontari – come continua a ripetere la Premier Meloni – allora è necessario investire sui consultori pubblici dove l’ascolto non giudicante e la puntuale informazione sulle risorse presenti sul territorio vengono prontamente fornite dagli operatori e le operatrici, proprio per garantire alle donne una piena libertà di scelta, senza forzature in un senso o nell’altro ma riconoscendo alla donna facoltà sul proprio corpo e sul proprio progetto di vita.
Premesso che:
- L’emendamento a prima firma di Lorenzo Malagola di FdI, e su cui il governo ha messo la fiducia, prevede che le Regioni possano, nell’organizzazione dei servizi dei consultori pubblici, “avvalersi, senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica, anche del coinvolgimento di soggetti del terzo settore che abbiano una qualificata esperienza nel sostegno alla maternità”, dopo che la stessa premier Meloni aveva più volte dichiarato di non voler in nessun modo attaccare la Legge 194;
- La ministra Roccella, con deleghe alla famiglia, alla natalità e alle pari opportunità dichiarava che: “nella situazione attuale non sia opportuno esprimere contrarietà manifesta alla legge 194. Serve preparare un terreno affinché l’aborto sia contrastato senza un passaggio legislativo atto ad abrogarla” aggiungendo che “Basta usare gli articoli a tutela del concepito”;
- La Legge 194 del 22 maggio 1978 sull’IVG alla fine dell’art.2 prevede che “i consultori, sulla base di appositi regolamenti o convenzioni, possono avvalersi, per i fini previsti dalla legge, della collaborazione volontaria di idonee formazioni sociali di base e di associazioni del volontariato, che possono anche aiutare la maternità difficile dopo la nascita”;
- La legge 194 non prevede nessuna persuasione diretta verso la donna che sceglie di interrompere la gravidanza, in quanto è riconosciuto che solo la donna può manifestare le sue difficoltà e sono gli operatori del consultorio pubblico che possono indirizzarla alla rete territoriale dei servizi, partendo da quelli pubblici.
Considerato che:
- mentre a livello globale e tra i paesi membri dell’Europa si sta diffondendo un attacco ai diritti di autodeterminazione delle donne, la Francia ha inserito il diritto di scelta nella propria costituzione il 4 marzo del 2024 e l’Europa stessa, per esprime la propria disapprovazione, approva in Parlamento l’11 aprile 2024 una risoluzione che invita a modificare l’art.3 della Carta dei Diritti Fondamentali con l’obiettivo di affermare che “ognuno ha il diritto all’autonomia decisionale del proprio corpo, all’accesso libero, informato, completo e universale alla salute sessuale e riproduttiva e ai relativi servizi sanitari senza discriminazioni, compreso l’accesso all’aborto sicuro e legale”;
- l’UE ha bocciato anche l’emendamento al PNRR (di cui al primo premesso), considerandolo non attinente ai fini del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza stesso;
- la Regione Emilia Romagna si espressa negativamente sulla possibilità di aprire i consultori pubblici alle associazioni antiabortiste.
- sia inaccettabile che si istituisca, attraverso l’emendamento al PNRR che garantirebbe il presidio costante delle associazioni anti-abortiste nei consultori pubblici, un ulteriore mezzo di dissuasione all’esercizio della possibilità all’IVG;
- non sia possibile mettere in discussione l’autodeterminazione femminile e la libertà di ogni donna di decidere sul proprio corpo;
- i consultori pubblici siano strutture socio-sanitarie gratuite e laiche, nate per garantire il benessere delle donne e la libertà sulle scelte anche riproduttive. In particolare, i consultori emiliano-romagnoli pubblici sono privi di convenzioni con associazioni private;
- sia inaccettabile e ingiustificabile la dichiarazione della premier Meloni che ritiene corretto delegare alle associazioni antiabortiste il servizio di informazione in merito alle opportunità possibili, quando nel servizio sanitario pubblico e, in particolar modo, nei consultori pubblici sono presenti professionisti e professioniste pronte ad accogliere e ad accompagnare le donne nel loro percorso di scelta;
- sia irricevibile l’attacco alla Legge 194, che già vede una sostanziale mancata applicazione, ad esempio a causa della diffusa obiezione di coscienza nelle strutture sanitarie pubbliche: in Italia il dato del 2021 del Ministero della Salute sull’obiezione di coscienza oscilla tra il 60% e il 100%
Si chiede al Sindaco e alla Giunta:
- di manifestare pubblicamente e con fermezza la posizione politica in difesa del diritto all’autodeterminazione delle donne, posizione già espressa dalla Regione Emilia Romagna, attraverso le parole degli assessori alla sanità e alle pari opportunità;
- di mantenere costante l’attenzione sui messaggi veicolati dalle campagne pubblicitarie che periodicamente abitano le strade della città di Ravenna attraverso cartelloni e manifesti, affinché le donne non debbano sentirsi sbagliate o giudicate nelle loro scelte, mantenendo alta l’attenzione sul rispetto del regolamento per l’applicazione sull’imposta di pubblicità e diritti su pubblica affissione che all’art. 13 comma 2, facendo riferimento agli art. 9 e 10 del codice di Autodisciplina pubblicitaria, prevede che venga impedito “il ricorso ad affermazioni o rappresentazioni di violenza fisica o morale o tali che, secondo il gusto o la sensibilità dei consumatori, debbano ritenersi indecenti, volgari o ripugnanti” e che “ la pubblicità non deve offendere le convinzioni morali, civili e religiose dei cittadini e deve rispettare la dignità delle persone in tutte le sue forme ed espressioni evitando ogni forma di discriminazione, compresa quelle di genere”;
- in collaborazione con l’Ausl Romagna, di porre in essere una serie di azioni che, definitivamente, definiscano il ruolo centrale dei consultori pubblici, come anche degli operatori e delle operatrici che in essi lavorano, nell’accogliere, supportare ed accompagnare le donne nelle private scelte che riguardano la propria vita e di affermare in concerto la volontà di non sottoscrivere convenzioni con associazioni antiabortiste. Rafforzare e capillarizzare, quindi, l’informazione sui consultori pubblici, affinché i servizi e le possibilità offerte dal territorio siano conosciute e punto di riferimento per ogni donna della città. Supportare costantemente i/le professionisti/e che lavorano nei consultori affinché attraverso le loro competenze, possano continuare a fornire alle donne che lo richiedono, le informazioni necessarie su servizi e realtà del terzo settore, presenti sul territorio. Inoltre si chiede di considerare strategica e costante la collaborazione con le scuole, anche attraverso la realizzazione di percorsi strutturati e periodici di educazione sessuale, rivolti soprattutto alle giovani al fine di facilitare la conoscenza dei servizi pubblici e dei metodi contraccettivi disponibili.