“Per costruire una società multietnica e governare i flussi migratori, che sono un dato strutturale e non transitorio della nostra epoca, non basta lo spirito di fratellanza ma serve una politica che sappia conciliare al meglio le aspettative di chi fugge alla ricerca di un futuro migliore, e di chi è portato alla diffidenza verso abitudini e situazioni che spesso non conosce”.
Lo ha detto il presidente dell’Anci, Piero Fassino, intervenuto ai lavori del convegno sulle politiche per l’asilo da parte dei Comuni, svoltosi al Lingotto di Torino, a poche ore dall’avvio della XXXII Assemblea dell’associazione.
Fassino ha ricordato lo sforzo straordinario di accoglienza messo in campo dalle forze dell’ordine, dai volontari e dalla rete dei Comuni e degli enti locali. “In questi anni siamo stati capaci di gestire un fenomeno complesso, la strategia ha ora bisogno di una messa a punto. Il piano nazionale di accoglienza si basa su tre step: raccolta in mare, hub di accoglienza e centri di smistamento, ma spesso si inceppa perché i centri di accoglienza sono insufficienti”, ha spiegato il sindaco di Torino.
Secondo Fassino, però, la vera criticità è legata al fatto che ci sono sistemi paralleli di prima accoglienza. “Abbiamo lo Sprar che coesiste coi centri di emergenza organizzati dalle prefetture. A parere dei Comuni bisogna assolutamente rafforzare il primo sistema, dove si realizza un percorso di integrazione, con un ampliamento dei posti, possibile grazie ad un bando che lo allarga fino a 10 mila posti. Anche se molto dipende anche dalla possibilità di coinvolgere nella rete il maggior numero possibile di Comuni, e su questo – sottolinea il presidente Anci – come associazione ci stiamo attivando al massimo”.
“Si deve quindi superare – ha aggiunto il presidente Anci – l’approccio prefettizio-emergenziale a favore dell’accoglienza che fa capo ai Comuni e si preoccupa anche dell’integrazione. Come Anci presenteremo presto al ministro dell’Interno un piano per coinvolgere nell’accoglienza circa 4 mila Comuni contro i 700 attualmente impegnati su questo fronte. In questo modo governeremo il fenomeno in modo più ordinato, sicuro, e meno impattante”.
Sullo sfondo restano comunque altri due temi che a parere di Fassino vanno affrontati: da un lato “l’abbattimento dei tempi per le procedure per il riconoscimento del diritto di asilo, ora ci vuole almeno un anno per concludere l’iter di esame, sarebbe auspicabile l’obiettivo indicato dal ministero dell’Interno di arrivare ad almeno due mesi”. E dall’altro le politiche e le azioni da mettere in campo per gli immigrati che restano fuori dal sistema di accoglienza per i rifugiati. “Sul territorio comunale di Torino si trovano ancora 500 persone che facevano parte della cosiddetta ‘Emergenza Africa’, per loro abbiamo dovuto attivare degli interventi mirati e da noi finanziati. Questo tema della ricollocazione – conclude il sindaco torinese – va affrontato con una strategia comune”. (gp)