16 Settembre 2024

Ritorna il Festival delle Culture con nuovi eventi in autunno.

Foto di Marco Parollo

Assessora, allora ripartite dopo una breve pausa estiva?

Questa lunga edizione ha affrontato il tema del rapporto tra tutela dei diritti umani e cambiamenti globali. Con numerose declinazioni: i cambiamenti climatici, la questione di genere, i conflitti visibili e le guerre dimenticate, il colonialismo italiano, il razzismo interiorizzato e le comunità accoglienti, i respingimenti collettivi lungo la rotta balcanica. Tanti eventi che hanno registrato una grandissima partecipazione, ad oggi oltre 44.000 persone. Questa edizione si caratterizza come la più partecipata di sempre. Un risultato straordinario, che ci stimola a continuare in autunno.

Con quali eventi?

In occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, il 25 novembre, le studentesse e gli studenti delle scuole superiori incontreranno la scrittrice Viola Ardone nella splendida cornice del Teatro Alighieri, dopo aver letto il romanzo Oliva Denaro. Riproponiamo, anche per quest’ importante giornata, un format che è oramai un marchio distintivo del Festival delle Culture: doniamo un libro agli studenti che partecipano ad un percorso di lettura, che si conclude in un incontro con l’autore. In due anni oltre 1700 giovani, supportati dalle insegnanti, hanno letto testi di grande valore letterario e si sono confrontati con scrittori di rilievo internazionale come ad esempio il premio Nobel Abdulrazak Gurnah, Maaza Mengiste, Kader Abdolah.

Inoltre proporremo alle scuole di Ravenna lo spettacolo curato da Ravenna Teatro in collaborazione con le comunità della diaspora dal titolo “Se alzi un muro, pensa a cosa lasci fuori (I. Calvino)”, che ha concluso quest’anno la rassegna Storie di Ravenna. Abbiamo previsto due repliche presso il Teatro Rasi il 21 e 22 ottobre.

Infine la mostra Along the border va in tour: la esporremo a metà settembre a Montesilvano, poi a Sant’Alberto, Mondovì, Bologna e Roma. Sono scatti di grande potenza narrativa sui respingimenti illegali ai confini dell’Europa, che raccontano la resilienza e la speranza in una sorta di epica dei diritti umani.

Quindi un’edizione estremamente positiva

Assolutamente sì, in questi anni il Festival ha saputo cambiare ed ora è in grado di coinvolgere l’intera cittadinanza su temi contemporanei e fondamentali, contribuendo a rendere più coesa l’intera comunità.

Cosa le resta di quest’edizione

Tante suggestioni: l’augurio “Enjoy the change” di Kader Abdolah agli studenti, le sale piene degli eventi, l’empatia dei visitatori per i temi complessi della mostra Exodus – Umanità in cammino di Sebastiao Salgado, l’entusiasmo dei giovani e la partecipazione delle comunità alle due giornate di Culture migranti alla Rocca. L’immigrazione mette in moto energie, ha una forza rigenerante, è vita. Le emozioni sono state davvero tantissime e ogni evento è stato significativo; mentre parlo mi vengono in mente la commozione e gli applausi degli studenti alla fine dei film C’è ancora domani e The old oak, il ricordo commosso della vita coraggiosa di Natalina Vacchi, la compagnia teatrale tutta al femminile di Taranto sui temi della sicurezza del lavoro, i suoni e le storie delle donne delle orchestre Almar’a  e BabelNova con Ginevra Di Marco. Ed ancora, le risposte mai banali della scrittrice Maaza Mengiste che con Vittorio Longhi ha affrontato il difficile tema del colonialismo italiano, spesso censurato; i messaggi del pubblico sul dramma dell’alluvione in Storie dell’altro mondo, che è sempre più il nostro mondo. E potrei continuare, abbiamo vissuto momenti di grande commozione e di allegria, abbiamo pianto e riso, senza smettere mai di confrontarci su come migliorare la coesione delle nostre comunità.

Per l’edizione 2025 cosa c’è in cantiere?

Abbiamo già molte proposte e stiamo definendo il programma. Ci saranno come quest’anno proiezioni di film, concerti, mostre e incontri. Eventi il più possibile gratuiti, soprattutto per i giovani, perché la cultura sia veramente accessibile a tutti. Proseguirà la collaborazione con le principali istituzioni culturali di Ravenna: Ravenna Festival, Ravenna Teatro, Istituzione Biblioteca Classense, gli Istituti scolastici, l’Università. Vogliamo confermare le rassegne Cinespeyer, Scritture di Frontiera, la Settimana contro il razzismo, Culture migranti alla Rocca, così come i due percorsi laboratoriali con i più giovani che confluiranno nella Festa dell’Incontro e nella Giornata della Pace. Ci saranno alcune novità e stiamo lavorando per presentare il programma a novembre.

Può darci qualche anticipazione?

Il Festival avrà inizio il 15 febbraio con lo spettacolo teatrale di Concita De Gregorio “Un’ultima cosa” sulla questione di genere. Invece il percorso letterario proposto alle scuole è sul testo “Mi limitavo ad amare te” di Rosella Postorino, che gli studenti incontreranno il 23 maggio al Teatro Alighieri. Il romanzo racconta in modo magistrale le vicende di alcuni ragazzi bosniaci accolti in Italia a seguito di una guerra accaduta solo qualche decennio fa a pochi chilometri da Ravenna, di cui c’è poca memoria.

La guerra nei Balcani?

Sì. Questo romanzo ci permette non solo di affrontare tematiche attuali e complesse quali i conflitti, il rapporto tra democrazia e nazionalismo o il rischio genocidiario, ma ha una trama strettamente connessa alla recente storia di Ravenna. Nel 1993, infatti, nel pieno della guerra in Bosnia, la comunità ravennate accolse per la prima volta 171 profughi di guerra bosniaci, manifestando una profonda sensibilità, certamente eredità del passato – pensiamo all’accoglienza nel dopoguerra dei bambini dal Meridione – che si conferma anche nella storia attuale della città, come abbiamo avuto modo di verificare in occasione dei quattordici sbarchi di naufraghi presso il nostro porto, così come per l’emergenza ucraina o durante e dopo l’alluvione che ha colpito tutti. Il valore della solidarietà è senza dubbio scolpito nel dna della nostra comunità.

Crediamo che l’accoglienza debba seguire le persone in tutto il loro percorso di integrazione, compresi gli aspetti burocratici, che in alcuni casi possono rallentarne il cammino. Penso, ad esempio, al rilascio dei permessi di soggiorno nei tempi previsti, che consentirebbe una maggiore serenità alle persone che li attendono. Cercheremo di comprendere meglio la situazione ed essere di aiuto, dove possibile, per migliorarla.

Foto di Marco Parollo, Chiara Turci, Giampaolo Gentilucci

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