Nella seduta del consiglio comunale di ieri (per chi volesse rivederla http://bit.ly/29AVl60) l’assessora alla Cultura Elsa Signorino ha risposto a due interrogazioni del consigliere Daniele Perini (Ama Ravenna) dal titolo “Targa per Pino della Tosa” e “Ravenna città madre della Divina Commedia” (http://bit.ly/2fwfqLT e http://bit.ly/2eEPYVg).
Il testo della risposta:
“L’approssimarsi del VII centenario della morte di Dante, di cui è segno il fiorire di un ricco patrimonio di idee e di spunti progettuali, costituisce un ambito di azione fondamentale per l’Amministrazione Comunale, tesa a fare dell’evento celebrativo un’occasione di crescita e di forte proiezione internazionale della nostra città.
A tal proposito l’Amministrazione Comunale intende impegnarsi nella valorizzazione delle proposte dei diversi soggetti pubblici e privati, nel coordinamento delle attività, nel dialogo con i diversi livelli istituzionali e di coinvolgimento della società civile nella progettazione di iniziative volte a rafforzare l’identità dantesca della città. Già oggi è in essere una crescita progressiva delle iniziative, che per qualità e quantità costituiscono un unicum e sono di auspicio al serrato lavoro che ci attende per il buon esito delle prossime celebrazioni.
A Ravenna sono affidate le spoglie mortali di Dante, unica testimonianza materiale della vicenda umana del Poeta a cui dobbiamo il più straordinario lascito morale e culturale della storia. Ravenna viene celebrata quale città benedetta dalla presenza del Sommo Poeta a partire dai contemporanei di Dante, “quella savia Ravenna che serva il tuo tesoro, allegra se ne goda, che è degna per gran loda.” scrive per esempio Cino da Pistoia, così come noti sono gli altissimi encomi tributati alla nostra città, da Giovanni Boccaccio fino ai grandi contemporanei.
L’unicità di Ravenna non è tanto nella suggestione, pur interessante, di una relazione tra l’evento biografico del soggiorno ravennate di Dante e la specifica attinenza con la composizione di alcune parti della Commedia. Fiumi di inchiostro infatti scorrono fin dal XIV secolo circa la datazione esatta della permanenza ravennate e ancora di più riguardo alle fasi compositive di un corpus letterario che possediamo attraverso una tradizione non autografa e assai complessa. Lo specifico ravennate sta nell’essere stata l’ultimo rifugio di Dante, secondo la felice definizione di Corrado Ricci, e il luogo da cui è iniziata la diffusione e la trascrizione dell’opera che ha visto la più straordinaria stagione di produzione libraria che opera letteraria abbia mai conosciuto.
Il dantismo contemporaneo, che percepisce Ravenna come città di Dante, alla stregua di Firenze, e il popolarissimo seguito di Dante a Ravenna, documentato dal flusso turistico e dalle molteplici iniziative culturali che vengono attivate da soggetti pubblici e privati, dimostrano che il percorso di attivazione della memoria e di percezione di un Dante ravennate è già in corso e più ancora dovrà, potrà nei prossimi anni essere sviluppato.
Si è conclusa con l’ultima lettura Classense di sabato scorso una programmazione iniziata a fine agosto che ha visto 73 appuntamenti, 30 protagonisti dell’organizzazione, 25 spazi coinvolti dalle sedi istituzionali ai luoghi privati ai siti naturalistici, 41 giorni di attività lungo un periodo di due mesi e mezzo circa. Attività a cui si aggiungono i 60 appuntamenti che Ravenna Festival ha realizzato presso i Chiostri Francescani, dal 12 maggio al 12 luglio 2016, con la rassegna “Giovani artisti per Dante”. Coinvolgimento, quello di Ravenna Festival, iniziato con il progetto “Amor che move il sole e l’altre stelle” nel 2015 che proseguirà con prestigiosi appuntamenti anche nei prossimi anni. E’ stato presentato in Palazzo Firenze presso la Società Dante Alighieri lo scorso 3 novembre il progetto congiunto di Ravenna Teatro e Ravenna Festival per una produzione teatrale di rilettura della Commedia. Il Teatro Rasi sarà il palcoscenico del più ampio programma teatrale dedicato alla Commedia. Una sorta di “sacra” rappresentazione. Nell’estate 2017 infatti verrà messo in scena l’Inferno attraverso 34 rappresentazioni e soprattutto mediante la forza del linguaggio del teatro contemporaneo, una sorta di traduzione agita ed agente della più celebre e nota delle cantiche del “poema sacro”.
A progetti già in corso di realizzazione si affianca un approfondito lavoro di analisi e di studio in merito alla metodologia progettuale e gestionale di un percorso strutturato per la realizzazione di un programma di eventi ed interventi di profilo internazionale che dovrà svilupparsi di qui al 2021. In particolare si stanno svolgendo importanti confronti istituzionali ai massimi livelli istituzionali (con riferimento alla auspicata legge nazionale e alla stipula di una intesa con la Regione Emilia-Romagna) al fine di definire una cornice entro cui mettere in relazione i diversi soggetti interessati alla valorizzazione dantesca nel segno dell’inclusione, della partecipazione e di una sorta di sussidiarietà delle competenze e delle azioni. Le celebrazioni dantesche infatti non insisteranno solo sul patrimonio immateriale del lascito artistico, ma riguarderanno anche aspetti propriamente materiali quali il complesso dei fondi librari, archivistici e le collezioni e comporteranno anche specifici, come già avvenne per il VI Centenario, segni architettonici ed interventi urbanistici. In questo contesto verrà valutata la proposta di fare del Palazzo della Provincia, o di una sua parte, sede di eventi e realizzazioni dantesche, anche in considerazione dell’appartenenza di tale edificio alla Zona Dantesca.
In relazione poi alla proposta di dare segno tangibile alla memoria dei personaggi chiave dell’esilio ravennate e delle vicende legate alla fortuna della Commedia, la proposta, presentata inizialmente dal Prof. Simonini e sostenuta da più associazioni, di valorizzazione della figura di Pino della Tosa, risulta certamente congrua. Abbiamo convenuto con la Fondazione Cassa di Risparmio di Ravenna sulla possibilità di apporre una targa che possa essere organica alle apposizioni lapidee già in essere nei Chiostri Francescani, tenendo anche in considerazioni le possibili validazioni scientifiche sulla vicenda della damnatio memoriae di cui fu protagonista il fiorentino Pino della Tosa insieme a Ostasio Da Polenta, che ci viene tramandata da Giovanni Boccaccio e sostenuta da Corrado Ricci.
Per quanto riguarda invece la necessità di restituire memoria dell’onorato servizio dello storico custode della Tomba di Dante, Antonio Fusconi, proposta anche dai consiglieri Mingozzi e Francesconi, risulta proficuo, e su questo convengono gli stessi consiglieri, dedicare una postazione multimediale del Museo Dantesco al celebre documentario, realizzato da Sergio Zavoli, in cui si può apprezzare una lunga intervista al celebre personaggio ravennate, rivivendo così la testimonianza toccante di un uomo che molto ha dato al culto di Dante; i diritti di tale importante documento di storia ravennate infatti sono stati acquistati dalla Biblioteca Classense proprio per la preziosa valenza dell’attestazione, nell’ambito di una costruzione virtuale di una Ravenna di Dante.
16 Novembre 2016