Le Conversazioni dantesche, che tanto gradimento di pubblico hanno avuto nell’ edizione 2017, si concludono domani martedì 24 ottobre alle 17,30 nella sala Dantesca con una proposta di indagine sul tema del vestiario tra letteratura e spettacolo dal vivo, allo scopo di incrociare e accrescere le prospettive di comprensione su temi centrali del pensiero contemporaneo.
Nell’abito si rappresenta la complessità dei sistemi simbolici che articolano la dialettica fra natura e cultura e si negozia l’elaborazione delle identità e delle differenze nel Trecento così come nel quotidiano, attraverso i territori complessi della rappresentazione. Dopo le incursioni nella storia dell’abito, nei codici dell’arte contemporanea, nelle vesti e nei tessuti liturgici ed ecclesiali e nelle raffigurazioni storiche dell’abito a partire dai grandi capolavori dell’arte del tempo di Dante, l’approfondimento guarderà ad aspetti forse più vicini e consueti alla nostra fruizione culturale.
Sebastiana Nobili, italianista autrice di prestigiose ricerche sulla letteratura del Trecento, Dante e Boccaccio in particolare, con la consuetudine alla comparazione tra i generi e la profonda conoscenza della drammaturgia del Novecento, affronterà aspetti propri della storia della letteratura e del teatro con Claudio Longhi. Allievo di Ezio Raimondi, autore di prestigiose pubblicazioni anche con intellettuali come Umberto Eco, al lavoro di ricerca – essenzialmente dedicato allo studio della drammaturgia ‘moderna’ e della storia dell’attore, ma principalmente alla riflessione storico-teorica intorno al teatro di regia – Claudio Longhi ha affiancato l’impegno teatrale attivo sul fronte registico. La sua formazione matura sul campo alla scuola di grandi maestri, come nel caso dei prestigiosi progetti con Luca Ronconi e Nekrosius. Attualmente è direttore di ERT Emilia-Romagna Teatro Fondazione per il quadriennio dal 2017 al 2020 per il quale sta costruendo un progetto culturale fondato sull’impegno al pieno riconoscimento del teatro come attività culturale, all’affermazione del teatro come un valore pubblico, al rafforzamento dei rapporti tra gli attori artistico-culturali dei territori.