29 Novembre 2017

Liberazione di Ravenna: venerdì e lunedì le celebrazioni del 73° anniversario

Settantatré anni fa, il 4 dicembre 1944, Ravenna veniva liberata dal nazifascismo ad opera delle truppe alleate e dai partigiani italiani della 28^ Brigata Garibaldi.
Venerdì 1 e lunedì 4 dicembre la ricorrenza verrà celebrata con un calendario di eventi, promosso dal Comune, che prevede la consueta cerimonia commemorativa e spettacoli d’opera e di teatro.
Questo il programma:
Venerdì 1 dicembre, alle 20.30 nella sala Corelli al teatro Alighieri, si terrà “Fior di Patria, fior d’Amor (vita e opere di Guidarello Guidarelli)”, opera patriottica in narrazione e canto nell’avvio del centenario della prima guerra mondiale.
L’azione scenica si compone di due atti, su libretto di Ivano Artioli, con le musiche originali di Paolo Geminiani e la regia di Gianni Farina.
L’evento è organizzato da Anpi Ravenna – Scuola “Arti e mestieri A. Pescarini”, la Scuola di musica Giuseppe Sarti in collaborazione con l’associazione “Gli amici de La Corelli” e “Menoventi”.
Lunedì 4 dicembre, alle 10.30, in piazza del Popolo cerimonia di deposizione di corone e omaggio alla lapide in memoria dei Caduti della seconda guerra mondiale alla presenza del picchetto d’onore militare interforze. E’ prevista l’esibizione della banda cittadina.
Alle 11, sempre nella sala Corelli, preceduto dal saluto del sindaco Michele de Pascale, si terrà Aviés di Eugenio Sideri, spettacolo teatrale dedicato alla Resistenza e alla memoria, a cui sono invitati tutti gli studenti delle scuole medie e superiori della città.
Piccole storie per parlare della Storia, con Enrico Caravita, Giulia Casadio, Celeste Pirazzini, Matilde Pirazzini, Laura Sentiero.
Le coreografie sono di Mariella Ciccarino. Il progetto è a cura di Eugenio Sideri ed Enrico Caravita. La produzione è di Lady Godiva Teatro.

Breve sintesi degli spettacoli “Fior di Patria, Fior d’Amor” e di “Aviés”

Fior di Patria, fior d’Amor (vita e amori di Guidarello Guidarelli) è nato da un’idea di Ivano Artioli, che ha scritto il libretto.

“Siamo nel 1500 e Cesare Borgia, detto il Valentino, sta costruendosi, per ordine del padre il papa Alessandro VI, un nuovo Stato nell’Italia centrale.
Sono già cadute le città di Forlì, Cesena, Imola, ma Faenza resiste, seppur agli ordini di Astorio Manfredi: giovane imberbe di 16 anni. Agli ordini del Valentino c’è il capitano Guidarello Guidarelli, soldato di ventura della nobile casata dei Guidarelli di Ravenna. Lui dovrà attaccare Faenza e vincerla.
Benedetta Dal Sale è moglie di Guidarello e da Ravenna lo raggiunge in incognito per implorarlo a non distruggere Faenza, la cugina. Tra i due, dopo anni di lontananza, rinasce un nuovo amore. Guidarello accondiscende per la Patria e per amore di lei. L’epilogo, nel rispetto pieno degli eventi storici, sarà cruento. Oggi in Ravenna c’è una scultura sepolcrale, in Loggetta Lombardesca, di Guidarello. È visitatissima da ragazze di tanti paesi: americane, francesi, giapponesi… Orizzontale è baciabile perché: “Chi Guidarel bacerà entro l’anno sposerà”.

Aviés, in romagnolo, significa andarsene.
Andarsene un po’ come morire, ma andarsene anche nel senso più etimologico di avviarsi, andar via. Cambiare aria. Aria nuova. Aria di Libertà. E incontrare nomi, fatti, persone. Vivi e morti che si incrociano tra Storia e Memoria, risalendo le strade della Romagna (e non solo) in bicicletta.

Il 18 agosto 1944 Napoleone uccide, con due precisi colpi al petto, la camicia nera Leonida Bedeschi, dall’emblematico soprannome di Cativeria.
Napoleone era il nome di battaglia di Umberto Ricci, gappista volante, di 22 anni. Morto impiccato a Ravenna, il 25 agosto 1944 presso il Ponte degli Allocchi (oggi Ponte dei Martiri).
Napoleone, Natalina Vacchi, Candida Bondi, Sultana, Silvio Corbari… questi alcuni ed alcune dei protagonisti delle storie che vengono raccontate credendo che il ricordo e la Memoria siano bene prezioso per non dimenticare, affinchè diventino strumenti per costruire un presente migliore.
Sporte di paglia a nascondere pistole, nascondigli in mezzo ai campi o nelle soffitte, travestimenti, tradimenti e torture: aneddotica e storiografia si alternano in una serie di racconti di gente che “ha dovuto fare la guerra perché non voleva più la guerra”.