Creare una rete in grado di fornire supporto e accoglienza reciproci di donne o di madri con minori nelle case rifugio dei tre centri antiviolenza della provincia di Ravenna: questo l’obiettivo del protocollo d’intesa presentato questa mattina in municipio e siglato tra l’Unione dei Comuni della Bassa Romagna, l’Unione dei Comuni della Romagna faentina, i Comuni di Ravenna, Cervia e Russi, Azienda sanitaria locale della Romagna, le associazioni Demetra, Donne in aiuto, Sos Donna e Linea Rosa.
L’accordo, valido fino al 31 dicembre 2020, persegue l’obiettivo della creazione di sinergie sia a livello operativo sia a livello economico nell’ esigenza di promuovere la piena applicazione del diritto alla tutela e alla protezione delle donne/madri con figli minori che hanno subito maltrattamenti e abusi e/o figli minori che hanno assistito a qualsiasi forma di violenza perpetrata da parte di altri.
Il protocollo è stato presentato durante una conferenza stampa svoltasi questa mattina in municipio cui sono intervenute Ouidad Bakkali, assessora alle Politiche e cultura di genere del Comune di Ravenna, Paola Pula, sindaca di Conselice e assessora alle Pari Opportunità dell’unione dei Comuni della Bassa Romagna, Cinzia Gatta, assessora alle Pari opportunità del Comune di Faenza con delega alle Pari opportunità per l’unione della Romagna Faentina, le rappresentanti delle associazioni Linea Rosa, Demetra, Donne in Aiuto e Sos Donna.
Il documento si prefigge quindi la costruzione di una rete fra i tre centri antiviolenza per un’ospitalità gratuita nelle proprie case rifugio rivolte a donne che sono costrette ad uscire dal territorio di residenza e devono essere garantite nella segretezza del luogo di protezione.
L’azione si articola in linee operative intese alla valutazione in equipe da parte degli addetti di ogni singolo progetto di ospitalità di donne prima dell’inserimento in casa rifugio e dopo l’eventuale messa in protezione nei casi di emergenza/urgenza. Nei casi di coinvolgimento di minori il progetto per la tutela di madre e figlio dovrà essere valutato con i professionisti della neuropsichiatria infantile dell’Ausl al fine di esaminare la complessità del caso e garantire un’appropriata assegnazione. La disponibilità agli inserimenti nelle case rifugio in questione potrà essere attuata solo in caso di posti liberi e l’ospitalità gratuita, al di fuori dei propri territori di riferimento, non potrà superare i 12 mesi, al termine dei quali i servizi di provenienza dovranno provvedere al pagamento della retta.
Tra gli altri interventi operativi figurano la definizione di un progetto fatto in accordo, prima dell’inserimento, tra i servizi sociali del territorio di provenienza e quelli del territorio della casa rifugio ospitante, per facilitare la permanenza delle donne con figli minori, in particolare se le persone accolte dovessero permanere per più di un anno nonchè l’erogazione, da parte del servizio di residenza e quindi di provenienza, delle risorse necessarie per eventuali sostegni economici (pasti nelle scuole per eventuali figli, rette centri estivi, corsi sportivi, trasporti scolastici, ecc.) e per la partecipazione a incontri protetti/valutativi presso i servizi socio-sanitari (rimborso costi accompagnatore, spese mediche, ecc.).
Tra gli impegni assunti quello delle operatrici e dei responsabili coinvolti di incontrarsi almeno ogni tre mesi per valutare l’efficacia dell’accordo e analizzare eventuali elementi di criticità che richiedano la ridefinizione delle linee operative, dal momento che il protocollo è una prima forma sperimentale di collaborazione tra i soggetti coinvolti.
23 Maggio 2018