Ritengo che questi dati vadano sempre accolti con interesse e nel contempo con prudenza, poiché, come quando nel nostro caso in due/tre anni risultano in costante miglioramento, si corre sempre il rischio di leggerli in maniera trionfalistica o viceversa, laddove peggiorano, vengono drammatizzati. Si tratta in entrambi i casi di errori poiché i dati restano indicativi e comunque continuano a delineare l’Emilia-Romagna e in generale il nord del paese come zone molto colpite da una micro criminalità diffusa.
In particolare Ravenna un paio di anni fa aveva un dato molto negativo sui furti in abitazione. Su questo reato abbiamo lavorato tantissimo in stretto raccordo con Prefettura, Questura e Comando provinciale dei carabinieri, con un’importante strategia di coordinamento – che ha portato ad organizzare in maniera più efficace le presenze delle forze dell’ordine soprattutto nel forese – aumentando del 30% in due anni l’organico della Polizia Municipale e potenziando la videosorveglianza.
Anche i dati sullo spaccio di stupefacenti vanno letti nel senso di una decisa intensificazione dell’attività antidroga di tutte le forze dell’ordine preposte, che ha portato ad aggredire le piazze di spaccio della provincia con operazioni repressive praticamente quotidiane.
Anche grazie a queste operazioni i risultati ci sono stati, ma per chi riceve un furto in abitazione, la notizia che si è migliorati o peggiorati di pochi punti percentuali nella classifica, non migliora né peggiora il quadro generale, che resta sempre grave e dunque non bisogna abbassare la guardia.
Più in generale, possiamo considerare una lettura credibile se parlando di criminalità in Italia nei primi cinque posti ci sono Milano, Rimini, Bologna, Firenze e Torino e sono assenti Napoli, Catanzaro Reggio Calabria Palermo o altre città del sud Italia che vivono situazioni pesanti di malavita organizzata, di racket e di spaccio? In questo senso mi sorge spontanea un’altra riflessione: forse la discriminante non è relativa al fatto, su cui qualcuno minimizza, ovvero che nel nord Italia si denuncia e nel sud Italia no perché non si ha fiducia nella risoluzione del problema da parte delle istituzioni; probabilmente il tema reale è che c’è una parte del nostro paese dove le persone hanno paura a denunciare perché temono ritorsioni.
Dunque queste statistiche sono molto utili e ci offrono un elemento di studio importante su cui basiamo parte delle attività di prevenzione e di contrasto del crimine nel nostro territorio, ma non devono rischiare di darci una visione distorta del paese.
23 Ottobre 2018