Sta giungendo a compimento un progetto strategico della città: l’apertura al pubblico del museo di Classe, con una vasta area espositiva.
Non mi rassegno ad un dibattito politico che non riesce, almeno in questi casi, a trovare coesione e a focalizzare insieme gli obbiettivi strategici. In una città dall’inestimabile patrimonio culturale nei prossimi tre anni vedranno la luce due nuovi musei, Classe appunto e il Museo Byron e del Risorgimento, e uno verrà completamente rinnovato, il Museo Dantesco. Quante altre città italiane possono vantare un così significativo investimento nell’offerta culturale?
E’ quindi tempo di nuove sfide all’altezza dell’impegno fin qui profuso.
Con l’inaugurazione del museo verrà restituita alla città una intera area che versava, a metà degli anni ‘90, in prossimità di un sito UNESCO, in una situazione di indicibile degrado.
Al recupero di oltre 5000 mq. di superficie nel corpo della vecchia fabbrica e dell’edificio di ingresso, fa riscontro l’allestimento di una vasta area a verde per 15.000 mq, che sarà a disposizione della città anche indipendentemente dagli orari di apertura del museo.
Non c’è dubbio alcuno che siamo in presenza, se si fa eccezione per Almagià, del più compiuto intervento di archeologia industriale della città.
Un progetto impegnativo, certo, su versante dei costi, peraltro in linea, con quelli dei nuovi musei realizzati in questi anni nel Paese.
Il tutto reso possibile da una forte comunità di intenti che ha visto convergere su Classe investimenti del Comune, della Regione, dello Stato, dell’Unione europea, con la partecipazione determinante della Fondazione Cassa di Risparmio di Ravenna. La maggior parte di queste risorse, come sempre accade, senza il coraggio di questa progettualità mai serebbero giunte nella nostra città.
Ma come sarà il museo di Classe?
Progettato da un autorevole comitato scientifico presieduto dal prof. Carandini che ne ha definito anche la dotazione dei reperti, sarà un “Museo della Città e del Territorio”.
Un museo capace di raccontare, sulla scorta delle esperienze già in essere a Berlino, Parigi, Bologna, in modo innovativo emozionante e coinvolgente, la storia della città e del suo territorio.
Un museo di reperti emblematici ed apparati illustrativi legati alle moderne tecnologie, con continui rinvii ai territori d’origine, tutti protagonisti di una grande storia comune.
Un luogo d’accesso e massima valorizzazione dell’intero patrimonio storico-artistico ed archeologico del nostro ricchissimo territorio. Vivo e vitale, con una molteplicità di funzioni: restauro, attività di studio e ricerca, attività espositiva, laboratori didattici, laboratori di inclusione digitale per la sperimentazione di start-up innovative, luogo aperto ad accogliere ed ospitare le istanze partecipative del territorio.
La nascita di nuovi musei oggi non può che essere concepita in un’ottica di area vasta (perché costano, sono complessi e non possono essere replicati ovunque).
Ed ancora, non può che essere concepita in una strategia di rete. Nella rete, non nella contrapposizione tra i singoli musei o fra diversi settori dell’offerta culturale, sta la forza di un sistema territoriale e di ogni singola sua componente.
La gestione dei musei costa. Non c’è dubbio.
Per questo si è provveduto ad uno studio di sostenibilità economica, già commissionato dal 2013 ed ora in corso di aggiornamento a fronte delle novità intervenute.
Anche in questo caso si è trattato di una prima volta. Ci ha guidato la consapevolezza, universalmente condivisa, che i musei non fanno utili, come non fanno utili lo spettacolo dal vivo, i festival, le biblioteche e tutti quei beni comuni che sono dirimenti per la crescita, la coesione sociale, il benessere di una comunità e in quanto tali anche decisivi per il suo sviluppo economico e sociale.
Ma naturalmente questa consapevolezza non ci esime dalla ricerca degli equilibri economici possibili e soprattutto dall’analisi puntuale delle ricadute sul territorio dell’apertura del nuovo museo.
Di questo parla lo studio che nel prossimo mese di giugno, con dati e cifre puntuali, presenteremo pubblicamente alla città.
Perché gli obiettivi che ci poniamo sono ambiziosi, a partire dalla ricerca di nuovi pubblici e dal prolungamento della permanenza dei turisti nella nostra città, per effetto del percorso della archeologia costruito in questi anni, di cui il museo è asse portante e per effetto del “sistema Classe”, che in virtù del recente accordo di valorizzazione, sottoscritto col MIBACT, è oggi possibile mettere in connessione.
Questa è la sfida che abbiamo davanti, una sfida sulla quale chiameremo a raccolta tutti coloro che hanno a cuore il futuro della città.
Michele de Pascale
26 Maggio 2018