“Da parte dell’amministrazione comunale – dichiara il sindaco Michele de Pascale – c’è tutta l’intenzione di continuare a ragionare su come monitorare al meglio la qualità e la professionalità dei servizi offerti dalle case famiglia, a partire però da due consapevolezze.
Da una parte è necessaria una normativa più forte sui requisiti che queste strutture e chi le gestisce devono avere; e per sollecitare risposte in tal senso ho scritto una lettera al presidente della Regione.
Dall’altra dobbiamo distinguere tra i requisiti di qualità dei servizi offerti, di adeguatezza degli spazi o di idonea professionalità del personale operante e i comportamenti criminosi veri e propri, che attengono prettamente alla sfera del codice penale e che devono essere affrontati, come purtroppo avvenuto recentemente, con l’azione qualificata, congiunta e coordinata, e ovviamente sostenuta da tutti, della magistratura e delle forze dell’ordine e di polizia.
In questo senso ho condiviso con il prefetto Francesco Russo che subito dopo Pasqua ci troveremo con tutte le forze dell’ordine e di polizia, compresa la Municipale, invitando l’Ausl e tutti i soggetti interessati, al fine di coordinare e di rendere ancora più stringenti i controlli sulle strutture e le azioni di polizia.
Naturalmente, per quanto attiene nello specifico quanto accaduto a Sant’Alberto, oltre alla solidarietà alle vittime di violenze e alle loro famiglie, il mio più profondo ringraziamento va a tutte le forze di polizia che sono intervenute, alla magistratura che ora sta seguendo il caso, al personale dell’Ausl e al nostro Servizio sociale associato, che si è attivato immediatamente per trovare una sistemazione adeguata per le sei ospiti.
Da parte dell’amministrazione comunale c’è sempre stata profonda consapevolezza del fatto che l’attività delle case famiglia può essere una risposta importante per anziani con una lieve non autosufficienza; situazioni sempre più frequenti, per le quali la risposta delle strutture residenziali classiche è da potenziare.
Al contempo siamo consci che essendo queste strutture private e fuori dai canoni dell’accreditamento delle strutture socio sanitarie tradizionalmente intese, il rischio della presenza di personale non qualificato è maggiore.
Proprio per questo nella passata consiliatura è stato predisposto un regolamento che consentisse, nei limiti della legge, di effettuare dei controlli. Lo si è fatto sapendo che si doveva appunto tenere conto di una legge che non prevede nessuna autorizzazione al funzionamento per le case famiglia e che, data la complessità del panorama di queste strutture, se ne sarebbe dovuta tenere monitorata l’applicazione ed eventualmente riflettere su un aggiornamento”.
30 Marzo 2018