I romanzi spesso restituiscono degli anni della Resistenza contenuti e profondità narrative impossibili alla saggistica.
E’ il caso di Morire il 25 aprile, romanzo di Federico Bertoni per i tipi di Frassinelli che verrà presentato venerdì 6 aprile alle 18 al Centro relazioni culturali.
Federico Bertoni, docente di Teoria della letteratura all’Università di Bologna ed esperto della tradizione del romanzo moderno e della letteratura della Resistenza, riporta, attraverso una scrittura che sa entrare nel cuore, ad un vissuto che appartiene, per via diretta o per i racconti familiari, a ciascuno.
Sospeso tra passato e presente, tra memoria e contemporaneità, Morire il 25 aprile narra le gesta del comandate Julien, capo del distaccamento “Ettore”, un personaggio ispirato da Vincenzo Sutti, il comandante partigiano “Farfallino”, che proprio a casa dell’autore si sente male il 25 aprile 2003.
Si tratta di un corpo a corpo ingaggiato tra evento e memoria, nel tentativo di trovare un filo conduttore nella Storia che dalla guerra di resistenza faccia luce sulle guerre di oggi.
Partendo da fatti reali che affondano le radici nei luoghi in cui Bertoni è nato e che coinvolgono la sua stessa famiglia, lo scrittore costruisce un romanzo in cui finzione narrativa e memoria storica trovano un giusto equilibrio, scandito dall’uso della terza persona quando sulla pagina vivono le gesta di Julien e dei partigiani, e della prima quando l’io narrante racconta di se stesso nella dimensione contemporanea. Siamo di fronte ad un ponte tra passato e presente; una connessione tra la Seconda guerra mondiale e fatti accaduti nel primi anni del ventunesimo secolo come gli scontri di Genova durante il G8, le guerre mediorientali e il terrorismo. Rinunciando alla saggistica, dunque, a favore della finzione narrativa, Federico Bertoni costruisce un romanzo d’esordio in cui a parlare sono i suoi stessi personaggi, i luoghi in cui vivono, le loro gesta: non vi è spazio per dietrologie, riflessioni teoriche o digressioni, ma solo per l’azione di uomini che vivevano a modo loro il dramma della guerra. “Mettere ordine nella vita di un altro, un padre putativo”, come scrive Wu Ming 2, “sembra il requisito per orientarsi nella propria, ma è chiarendo a se stesso cosa chiedere al domani che il protagonista ottiene una risposta dal passato. Ricostruire la vita del protagonista, affrontarne i nodi irrisolti, fronteggiare i fantasmi sembra diventare per il narratore un modo per capire il presente alla luce del passato, e per capire se stesso attraverso le contraddizioni di un “eroe” della Resistenza”.
Prossimo appuntamento venerdì 13 aprile Alessandro Curioni, Questa casa non è un hashtag, Mimesis edizioni.