Ieri sera alle 18 l’assessore Massimo Cameliani ha partecipato alla cerimonia del 74° anniversario dell’eccidio delle Fosse Ardeatine, a Roma, per commemorare il ravennate Giovanni Frignani, tenente colonnello dei carabinieri, tra le 335 vittime della terribile strage nazifascista, successivamente insignito della Medaglia d’oro al valor militare.
Durante la commemorazione, a cui sono intervenuti il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e le massime autorità istituzionali, sono state lette alcune lettere delle vittime scritte prima di essere uccise. Tra queste anche la lettera che Giovanni Frignani, dal carcere di via Tasso, scrisse alla moglie Lina.
La storia di Giovanni Frignani in breve
Era nato a Ravenna nel 1897. La sua vicenda, che attraversa alcuni dei momenti più drammatici della storia d’Italia, è raccontata dallo storico Alessandro Luparini nel libro “Ho servito come un buon soldato” edito dal Comune di Ravenna e dall’Istituto storico della Resistenza e dell’età contemporanea. Volontario nella Grande Guerra, decorato con medaglia di bronzo al valor militare, Frignani passò in seguito all’Arma dei carabinieri arrivando al comando del gruppo interno di Roma col grado di tenente colonnello. Toccò a lui, dietro ordine del re Vittorio Emanuele III, il compito di arrestare Benito Mussolini nel pomeriggio del 25 luglio 1943; uno ‘sgarbo’ che il duce non gli avrebbe mai perdonato, giurandogli vendetta. Dopo l’armistizio dell’8 settembre e il disarmo imposto dai tedeschi all’Arma, Frignani, passato in clandestinità, fu tra i principali organizzatori e animatori del Fronte clandestino di resistenza dei carabinieri, una delle formazioni più attive nell’ambito della resistenza militare al nazifascismo, pagina fondamentale ma ancora troppo poco nota della nostra storia nazionale. Catturato dalla Gestapo il 23 gennaio 1944, fu rinchiuso nel carcere di via Tasso, a Roma, e sottoposto a terribili torture, ma non rivelò niente che potesse compromettere l’organizzazione clandestina. Due mesi dopo, il 24 marzo 1944 venne ucciso insieme ad altri 334 italiani alle Fosse Ardeatine, nella spaventosa rappresaglia ordinata dai nazisti per i fatti di via Rasella.