09 Marzo 2019

Centro relazioni culturali: martedì alla sala Muratori la presentazione del libro Colonie per l’infanzia nel ventennio fascista. Un progetto di pedagogia del regime

Per lo Speciale Romagna degli incontri del Centro relazioni culturali, martedì 12 marzo alle 18 nella sala Muratori della biblioteca Classense è in programma la presentazione del libro Colonie per l’infanzia nel ventennio fascista. Un progetto di pedagogia del regime (Longo editore).

Saranno presenti gli autori Roberta Mira, Valter Balducci, Gian Carlo Cerasoli e Laura Orlandini che parleranno della storia delle colonie marine analizzandola da diversi punti di vista.
Interverranno il presidente dell’Istituto storico della Resistenza e dell’età contemporanea Guido Ceroni e il direttore Giuseppe Masetti.

Lungo la riviera romagnola, tra Marina di Ravenna e Cattolica, in un tratto di costa di circa 80 chilometri, sono sorte nel secolo scorso oltre 240 colonie estive per bambini e adolescenti.
Dai primi edifici poco riconoscibili si passò nel tempo a progetti architettonici sempre più ambiziosi e connotati, a volte di grande suggestione e di notevole qualità artistica, per ospitare gruppi sempre più numerosi di ragazzi. Un’esperienza inizialmente limitata divenne poco a poco di massa.
Oggi purtroppo molti di questi edifici presentano elementi di degrado ai margini delle affollate località di vacanza; è indubbio però che la concentrazione di colonie qui insediate costituisca un unicum del paesaggio costiero italiano, ma anche molto di più.
La loro collocazione, alla fine dei vasti arenili, ha spesso anticipato e determinato il tracciato delle vie costiere, ha stimolato una parte importante dello sviluppo economico di questi territori, ha caratterizzato l’aspetto e la sociabilità di interi paesi.
Numerosi studi di architetti, urbanisti e storici del paesaggio hanno già indagato ampiamente questi spazi altamente simbolici; ciononostante i tre Istituti storici della Romagna hanno ritenuto opportuno promuovere una ricerca approfondita sulla storia e la funzione di quelle comunità distopiche in un momento particolare del nostro Paese, quando furono realizzati gli edifici più ampi e attrezzati di questo universo dell’effimero; quegli anni Trenta del Novecento nei quali le colonie estive per l’infanzia divennero lo spazio d’elezione in cui forgiare una nuova generazione di italiani e un nuovo modello di cittadinanza.
Superata infatti l’originaria funzione terapeutica e ricreativa, si pensò allora che l’ideologia fascista abilmente propagandata e insegnata in quei luoghi, potesse plasmare gli italiani, all’interno di un più vasto sistema formativo che accompagnava tutti dalla prima infanzia fino alla vecchiaia. Gli italiani in quel decennio vennero chiamati a identificarsi nelle finalità del regime fascista, prima ancora che nei servizi erogati dallo stato.
Per questo motivo fin dal 1934 era diventato obbligatorio per la gioventù italiana l’insegnamento pre-militare in tutte le scuole medie e superiori, in virtù del principio espresso dal Duce stesso, secondo cui “le funzioni di cittadino e di soldato sono inscindibili nello stato fascista”. Se la scuola primaria doveva farsi carico dell’istruzione di base, tutto il tempo restante doveva essere organizzato per la formazione civica dei nuovi italiani, dotati “in grado sempre più alto delle virtù dell’obbedienza, del sacrificio, della dedizione alla patria”.
Tale progetto di pedagogia politica applicata trovò sulle spiagge romagnole il laboratorio più favorevole, con la complicità di strutture nuove e di risorse mai viste prima, né durante il periodo liberale, né agli esordi del fascismo.
Quella stagione trova ora un’analisi dettagliata dei metodi e degli obiettivi politici che segnarono quel decisivo progetto di controllo sociale, grazie a lunghe ricerche e al lavoro interdisciplinare dei sei autori presenti in questo volume, fortemente voluto dagli Istituti impegnati a ricomporre la storia dell’Emilia Romagna.

Roberta Mira: dottore di ricerca in Studi storici per l’età moderna e contemporanea, collabora come ricercatrice con il Dipartimento di Storia Culture Civiltà dell’Università di Bologna.
Valter Balducci: architetto, docente di composizione architettonica e urbana al Dipartimento di Architettura dell’Università di Bologna.
Laura Orlandini: ricercatrice presso l’Istituto storico della Resistenza e dell’Età contemporanea di Ravenna e provincia, e collabora con diversi istituti culturali ravennati in progetti didattici e di ricerca.
Giancarlo Cerasoli: pediatra e storico della medicina.

Prossimo incontro: venerdì 15 marzo Giuseppe Plazzi, I tre fratelli che non dormivano mai, Il Saggiatore; con Maurizio Marangolo.