Venerdì 19 aprile alle 18 nella sala Muratori della biblioteca Classense Alessandra Galasso parlerà del suo libro Frida vestida, sole 24 ore.
Frida, protagonista di mostre da record, non è stata solo una grande artista, ma una vera e propria icona di bellezza e stile, ispirando stilisti, guadagnandosi in tempi moderni le copertine delle riviste patinate più importanti, affermandosi nell’ immaginario collettivo anche grazie al suo inconfondibile stile.
Frida ha saputo costruire uno stile unico, ben descritto nel libro, ricco di straordinarie illustrazioni, a cura di Alessandra Galasso, docente di semiotica e antropologia della moda presso la NABA (Nuova accademia di belle arti), attraverso un approccio contemporaneo ed elegante, comprensivo di fotografie, autoritratti dell’artista ed un nutrito compendium di illustrazioni di Alessandra Scandella, specialista nel settore moda.
Arricchito da curatissime illustrazioni, opere d’arte, fotografie e un originale glossario, il saggio analizza lo stretto rapporto di Frida con la moda, svelando un vasto guardaroba fatto di gonne dai colori accesi e di camicie ricamate, di occhiali da sole dorati e stivaletti rosa decorati di perline e campanelli, ma anche di busti ortopedici e provocatori abiti maschili.
Un volume imperdibile per tutti gli amanti dell’arte e della moda, e della donna che, meglio di chiunque altra, ha saputo farne una cosa sola.
Potrebbe sorgere spontaneo domandarsi cosa possa spingere la contemporaneità a voltarsi indietro, rivolgendo gli occhi a una donna ormai del recente passato, per dar vita a nuove tendenze di moda. Questo stesso quesito potrebbe essere esteso a molte altre personalità, che non accennano a sbiadire nel nostro immaginario.
Frida amava le proprie origini, le raffigurazioni delle divinità azteche, che fonde con la propria immagine all’interno della produzione artistica, cucendole sulla pelle in un atto, definito da Carlos Fuentes, di “travestitismo”.
“Dress to impress” è un motto di origine anglosassone che ben identifica il concetto di stile, senza attribuire necessariamente all’ abito una connotazione barocca; più semplicemente potremmo affermare che saper ritagliare un’immagine di sé nell’ immaginario collettivo alimenta il ricordo della propria presenza ed essenza. Affinché questa comunicazione possa risultare proficua, all’interno della moda sono stati identificati più codici, che nel corso dei secoli hanno delineato non solo il costume della società e le sue mutazioni, ma anche creato stereotipi e icone di stile, tra le quali spicca, appunto, la figura di Frida Kahlo.
L’arte apolide di Frida non si limita alla bidimensionalità del quadro: ogni metafora espressa, ogni concetto acquisiscono maggior forza e veridicità, indossati e vissuti durante lo scandire di una quotidianità che oltrepassa il limite della paura, i confini del pensiero.
Le simbologie millenarie indossate, i monili, gli abiti popolari si fanno portavoce di una coscienza collettiva e tradizione messicana, divenendo lo strumento di un processo di “empowerment” durato tutta la vita. Sovvertendo le categorie del costume sociale, mettono alla prova la visione standardizzata della donna, che si libera degli schemi e gioca con ironia, interpretando ruoli diversi, talvolta maschili, talaltra rigidamente tradizionali.
Prossimo incontro: venerdì 3 maggio, Erio Castellucci, Solo con l’altro. Il cristianesimo, un’identità in relazione, emi. Con l’arcivescovo mons. Lorenzo Ghizzoni.