Scegli, non lanciare i dadi. Non affidarti al caso e non credere che il tuo destino sia già stato deciso. Uscire dalla violenza si può. Scegli di farlo e di farti aiutare dalle persone giuste nel posto giusto. Questo è il messaggio veicolato dal progetto #ichoose – la violenza non è un gioco, per la prevenzione della violenza su donne e minori, voluto dal Comune di Ravenna, finanziato con il contributo della Regione Emilia-Romagna, realizzato dal regista Gerardo Lamattina in collaborazione con l’associazione Linea Rosa.
L’obiettivo è quello di comunicare alle donne vittime di violenza, ma anche a chi è loro vicino e spesso non sa come aiutarle, l’esistenza a Ravenna di una rete antiviolenza adeguata, indispensabile per l’uscita da situazioni di maltrattamento, composta da una serie di professionisti (assistenti sociali, forze dell’ordine, operatrici di centri antiviolenza, medici, avvocati, psicologi eccetera) formati sulle dinamiche della violenza di genere, che sanno mettere insieme le loro competenze professionali e sinergie in favore della donna; e che tale rete può essere attivata rivolgendosi a uno qualsiasi dei soggetti che compongono tale catena di aiuto.
Il progetto è stato presentato questa mattina nel corso di una conferenza stampa in municipio, alla quale sono tra gli altri intervenuti: Ouidad Bakkali assessora alle Politiche e cultura di genere; Patrizia Strocchi presidente della commissione Pari opportunità; Alessandra Bagnara presidente di Linea Rosa; il regista Gerardo Lamattina, Alessandro Bonaccorsi illustratore e Monica Vodarich sceneggiatrice, che hanno contribuito alla realizzazione del progetto; Massimo Rustignoli presidente di Cooperativa Spiagge Ravenna.
“Con #Ichoose proseguiamo il cammino intrapreso con Linea Rosa e l’intera rete locale che ha partecipato al bando regionale sulla prevenzione della violenza di genere e che ringrazio”, ha spiegato l’assessora alle Politiche e cultura di genere Ouidad Bakkali.
“Partendo dal ‘io posso’, che è il leit motiv dell’associazione – ha continuato Bakkali – siamo arrivati all’ ‘io scelgo’. La volontà di questo progetto è proprio quella di raggiungere un più ampio numero di donne e di famiglie nei luoghi della vita quotidiana come le sale d’aspetto, i luoghi pubblici, fino agli stabilimenti balneari per far conoscere la rete di supporto antiviolenza della nostra città”.
Per farlo si è pensato di ricorrere a simulazioni di un gioco popolare, universalmente conosciuto, il gioco dell’oca, attraverso le quali mostrare alle donne vittime di violenza come affrontare e gestire correttamente e in maniera efficace il tema della richiesta di aiuto e del percorso per uscire dalla violenza, che spesso è tortuoso e ricco di insidie, a volte evidenti altre volte subdole e nascoste.
Sono stati realizzati dal regista Gerardo Lamattina, con la sceneggiatura di Monica Vodarich, undici cortometraggi, che vedono protagonista l’attrice Francesca Viola Mazzoni e che identificano i diversi soggetti che fanno parte della rete antiviolenza (Centro Antiviolenza, Carabinieri, Comune, Polizia di Stato, Prefettura, associazione Dalla Parte dei Minori, associazione Muoviti, Guardia di Finanza, Pronto Soccorso, Tribunale e Polizia Locale) prendendo spunto dai diversi tipi di violenza: fisica, psicologica e assistita.
Le spettatrici e gli spettatori, attraverso un gioco dell’oca appositamente realizzato dall’illustratore ravennate Alessandro Bonaccorsi, vengono guidati nel percorso di una donna vittima di violenza attraverso stereotipi e pregiudizi. Il lanciare i dadi rappresenta l’incertezza della donna che, spesso, non sa a chi rivolgersi per ottenere un aiuto rispetto al maltrattamento subito. La donna inizia quindi il cammino attraverso il “gioco” incontrando, proprio come accade nel gioco dell’oca, aiuti e luoghi ospitali e luoghi nei quali subirà inciampi e vittimizzazione secondaria. Per ogni “casella giusta”, che verrà decisa dal lancio dei dadi, un pop-up esplicativo descrive con un’infografica disegnata e animata (sempre da Bonaccorsi) il luogo e i servizi che esso offre.
I percorsi di uscita dalla violenza non sono mai facili e rettilinei, per i motivi più svariati come la presenza di figli minori, la mancanza di autonomia economica, e via dicendo, e sicuramente capiteranno dei momenti di sconforto: questo viene rappresentato dal percorso del gioco in cui si incontrano stop, risposte negative, ritorni al punto di partenza, vittimizzazioni secondarie e non di rado tempi della burocrazia lunghi e tortuosi.
Ma il messaggio finale dei cortometraggi è che i luoghi che connotano la rete di sostegno quali forze dell’ordine, servizi sociali, ospedale, medici eccetera sono luoghi ospitali per le donne e, rivolgendosi ad uno qualsiasi degli attori della rete, le donne verranno indirizzate al centro antiviolenza per essere sostenute e accompagnate nel percorso di uscita dalla violenza.
Al centro del gioco infatti, come punto di arrivo finale, verrà indicato il centro antiviolenza locale Linea Rosa, che da oltre 27 anni offre sostegno e aiuto a donne con i loro figli che subiscono maltrattamenti e violenze.
Il progetto ha previsto inoltre la realizzazione di alcuni spot che verranno veicolati attraverso Youtube, Twitter, Facebook, Instagram e sale cinematografiche utilizzando richiami e suggestioni tratte dai cortometraggi.
La divulgazione e la promozione verranno coordinate da Linea Rosa. La prima occasione di divulgazione sarà rappresentata dalla Notte delle Streghe, promossa da Linea Rosa, in programma dal 20 al 22 giugno ai Giardini pubblici dove, nella sala conferenze del Planetario, dalle 20 alle ore 23 sarà possibile assistere alla proiezione della campagna informativa. Verranno realizzate con l’immagine di #ichoose anche tovagliette per tutti gli stabilimenti balneari, che verranno utilizzate la Notte Rosa per le apparecchiature.
Perché la metafora del gioco dell’oca
Il gioco dell’oca è un tradizionale gioco da tavolo formato da un percorso da completare affidandosi unicamente alla propria fortuna nel lanciare i dadi.
Perché utilizzare il gioco dell’oca per parlare di violenza contro le donne?
Perché sia il gioco che la violenza condividono tre parole chiave:
Tradizionale: la violenza di genere affonda le radici nella cultura e nelle tradizioni familiari.
Percorso: le donne vittime di violenza possono seguire un percorso individuale con il supporto di una rete che possa accompagnarle e sostenerle nel difficile cammino di uscita dal maltrattamento.
Fortuna: troppo spesso la parola “fortuna” viene utilizzata quando si descrive il percorso di una donna vittima di maltrattamenti. Per “fortuna” ha incontrato qualcuno che l’ha ascoltata, per “fortuna” aveva alle spalle una famiglia attenta, eccetera.