Oggi, martedì 26 novembre, appuntamento alle 18 nella sala Muratori della biblioteca Classense con Marco Martinelli, regista e fondatore della compagnia Teatro delle Albe, che presenterà il suo ultimo libro Nel nome di Dante. Diventare grandi con la Divina Commedia, casa editrice Ponte alle Grazie.
Un’originale biografia dantesca scritta a partire da alcune domandecardine: ha ancora senso leggere o rileggere la Commedia di Dante Alighieri, quella che Boccaccio definì Divina? Che cosa ha da dirci oggi il padre della nostra lingua? Probabilmente tanto. Basta mettere da parte il monumento della letteratura italiana che tutti ci invidiano, il “sommo poeta”, quello che si è obbligati a studiare a scuola, ma anzitutto, considerarlo un uomo come noi.
Il Dante in carne e ossa è stato, come tutti, ragazzo. E, da ragazzo, ha visto la sua città – Firenze – dilaniata dal conflitto tra guelfi e ghibellini; crescendo è diventato letterato e poeta, cittadino impegnato in politica e, per questo, costretto all’esilio; vittima infine della malaria verrà sepolto lontano dalla sua patria, a Ravenna.
Dante aveva conosciuto la realtà dell’Inferno in terra e l’ha trasfigurata con la forza della sua immaginazione nell’Inferno, aveva sperimentato la possibilità di ricominciare e l’ha trasposta nel Purgatorio, aveva conosciuto la potenza dell’Amore e l’ha sublimata nel Paradiso.
Per capirlo occorre tuttavia sapersi accostare al poeta come ha fatto Marco Martinelli grazie all’insegnamento di un altro padre: il suo. Vincenzo Martinelli ha trasmesso al figlio la passione per questo Dante a tutto tondo, così come la curiosità per la Storia, l’interesse per le vite altrui, un senso alto della politica.
«E il senso nascosto, il perché delle mie lacrime – dice Martinelli – questo mi travolgeva nella lettura, la scoperta che quel libro nascondesse e al tempo stesso a me solo rivelasse il rumore delle mie lacrime, della mia fame di vita, come se Dante lo avesse scritto proprio per me quello smisurato poema, per me, Marco di Luciana e Vincenzo.
Così puoi leggerlo, giovanissimo lettore, e farlo risuonare in te quel canto fatto di tre cantiche fatte di cento canti, come se Dante nell’uscire dalla “selva oscura” della sua disperazione avesse pensato a te e a nessun altro.
Anche a sette secoli di distanza. A costo di sbagliare, di andar fuori strada, di errare: ma l’errare, si sa, è un maestro sorprendente. È un rischio da correre, è quello che ci salva. Siamo in cammino, quindi possiamo inciampare. E perderci.
“Nel mezzo del cammin di nostra vita”, così inizia il racconto, in un punto della notte appena prima dell’alba, di un uomo solo e smarrito. E pieno di paura.
È quindi un libro nel nome dei padri, questo: Martinelli mette in parallelo le proprie memorie e gli eventi più recenti alle parole di Dante e ai racconti di quel suo tempo turbolento, sette secoli fa. Nasce un dialogo tra il Due-Trecento e la nostra epoca, non un cortocircuito, ma un percorso vivo e originale, asciutto e moderno che affonda nella rilettura per il teatro della Commedia, iniziata nel 2017 con Inferno e che nel giugno e luglio scorsi è proseguita a Ravenna con Purgatorio (coproduzione Fondazione Matera-Basilicata 2019 e Ravenna Festival/Teatro Alighieri in collaborazione con Teatro delle Albe/Ravenna Teatro) fino al Paradiso del 2021.
Prossimo appuntamento:
venerdì 29 novembre
Chiara Frugoni, Paradiso vista Inferno Buon Governo e Tirannide nel Medioevo di Ambrogio Lorenzetti, Il Mulino.
Con Emanuela Fiori