Ultimi giorni a Palazzo Rasponi dalle Teste per visitare la mostra “Annibale Luigi Bergamini. L’incanto e l’invisibile: Un pittore visionario”, che chiuderà il 13 gennaio.
E’ la prima volta che una rassegna così ricca ed articolata di opere di Bergamini viene offerta al pubblico ravennate e rappresenta un’occasione davvero rara per approfondire la conoscenza di un artista non ancora sufficientemente indagato e pienamente valorizzato, ma dalla personalità certamente singolare per vivacità inventiva e l’inconfondibile timbro del linguaggio espressivo; come rilevato da Vittorio Sgarbi all’indomani della mostra “Arte Genio Follia” che presentò nel 2008 a Siena collocando tre opere di Bergamini (visibili in questa esposizione ravennate) accanto a quelle di Van Gogh e Ligabue.
Nell’allestimento della mostra di Palazzo Rasponi figurano circa 50 dipinti ed una serie di disegni con molti inediti; opere che delineano un ritratto particolarmente incisivo del loro autore, affascinato ed ispirato dai capolavori della tradizione pittorica italiana ma rapito da inattese luci, da colori e simboli propri di una sfera visionaria e immaginativa.
L’iniziativa, inserita nel progetto “Novecento rivelato” dedicato alla riscoperta di significativi artisti del territorio ravennate, è curata da Paolo Trioschi e Orlando Piraccini.
Annibale Luigi Bergamini nacque a Mezzano di Ravenna nel 1921, amico d’infanzia del pittore Giulio Ruffini, frequentò l’Accademia di Belle Arti di Ravenna, distinguendosi per la sua sensibilità e mostrando fin da subito viva predilezione per la pittura sacra.
Dopo alcuni anni di fertile attività pittorica, ma anche di profonde difficoltà esistenziali, nel 1948 fu ricoverato in clinica psichiatrica a Imola da cui venne dimesso soltanto nel 1975, a seguito di un progetto sperimentale che anticipava l’entrata in vigore della legge 180.
Nei trent’anni di ricovero Bergamini dipinse con assiduità, specialmente nell’ultimo periodo quando all’interno della clinica psichiatrica gli venne allestito un atelier.
Dal 1975 fu ospite della comunità aperta la “Celletta” a Maiano nei pressi di Fusignano, dove continuò freneticamente a dipingere e nel 1978 decorò l’abside della chiesa parrocchiale.
Morì nel 1992, ormai logorato nel fisico e per i danni subiti durante una brutale aggressione.
La personale dedicata a Emanuela Monti
Non solo pittura ma anche mosaico, poiché sempre a Palazzo Rasponi fino a domenica 13 gennaio è visitabile “Mani/u d’oro” piccola ma preziosa mostra personale dedicata ad Emanuela Monti.
Si tratta di un omaggio tenero ed affettuoso a una giovane e virtuosa mosaicista ravennate, già collaboratrice dell’artista Marco Bravura, prematuramente scomparsa nel 2011.
Grazie a questa inedita esposizione curata da Dusciana Bravura, l’artista ci riporta al tema dell’oggetto di oreficeria, grazie ad una serie di luminose opere musive probabilmente mai esposte prima.
Le iniziative, promosse dall’assessorato alla Cultura, Mar /Centro internazionale documentazione sul mosaico, in collaborazione con Lions Ravenna Host e il patrocinio di IBC-Regione Emilia-Romagna.
Orari di visita al pubblico: feriali, dalle 15 alle 18; sabato, domenica e festivi, dalle 11 alle 18. L’ingresso è libero.