Il Dantedì a Ravenna è iniziato solennemente dalla Tomba di Dante con il rabbocco dell’olio che arde, per dono di Firenze, nella lampada perennemente accesa. Eccezionalmente è stato il Sindaco a compiere questa operazione quotidianamente effettuata dai custodi della Tomba. È stato un momento di grande emozione perché la celebrazione dantesca trova a Ravenna certamente il luogo ove davvero Dante è presente e vivo.
“In questa giornata così ricca e intessuta di futuro, di sogni e di progetti – commenta il sindaco Michele de Pascale – si leva altissima la voce di papa Francesco che proprio oggi ci dona la sua riflessione su Dante così come aveva detto proprio a noi ravennati quando ci siamo recati a Roma in delegazione, ad ottobre dello scorso anno, per ricevere la benedizione sulla croce d’oro della Tomba di Dante. Fu certamente quella un’occasione importante in cui il pontefice sentì quanto forte fosse la presenza di Dante nelle donne e negli uomini della città di Ravenna”.
La lettera apostolica “Candor lucis aeternae” presenta una ricchezza di visioni e di letture che certamente illumineranno il percorso di chiunque abbia in animo di accostarsi alla grandezza del poeta e commuove davvero quanto Ravenna sia presente nelle parole di Francesco.
Il Papa fa infatti un’ampia introduzione sullo sguardo che i pontefici del Novecento riservarono a Dante, ricordando il sostegno di Benedetto XV ai restauri della chiesa ravennate di San Pietro Maggiore, popolarmente chiamata di San Francesco, dove furono celebrate le esequie dell’Alighieri e nella cui area cimiteriale egli fu sepolto. E ancora Ravenna è lo sfondo dello straordinario gesto di Paolo VI che il 19 novembre, nei giorni conclusivi di un concilio che avrebbe cambiato le sorti della Chiesa, incardinò questo tempo nuovo a Dante, prima facendo dono della Commedia a tutti i padri conciliari, poi donando a Ravenna il 19 settembre 1965 la croce d’oro che è stata ricollocata nella sua veste originale in occasione del restauro della Tomba.
Il pensiero del Papa si rivolge ancora a Ravenna ricordando l’udienza del 10 ottobre in cui ha annunciato questo suo intervento alla delegazione guidata dall’arcivescovo Lorenzo Ghizzoni e dal sindaco Michele de Pascale con alcune personalità della comunità ravennate come il Presidente dell’ABI Antonio Patuelli, Marco Martinelli ed Ermanna Montanari del Teatro delle Albe:
Infine, ricevendo, il 10 ottobre 2020, la Delegazione dell’Arcidiocesi di Ravenna-Cervia, in occasione dell’apertura dell’Anno Dantesco, e annunciando questo documento, osservavo come l’opera di Dante possa anche oggi arricchire la mente e il cuore di tanti, soprattutto giovani, che accostandosi alla sua poesia «in una maniera per loro accessibile, riscontrano, da una parte, inevitabilmente, tutta la lontananza dell’autore e del suo mondo; e tuttavia, dall’altra, avvertono una sorprendente risonanza».[11]
La lettera apostolica termina con un’esortazione che si configura come vero e proprio mandato che la città di Ravenna assume con onore, con responsabilità e con riconoscenza.
Esorto le comunità cristiane, soprattutto quelle presenti nelle città che conservano le memorie dantesche, le istituzioni accademiche, le associazioni e i movimenti culturali, a promuovere iniziative volte alla conoscenza e alla diffusione del messaggio dantesco nella sua pienezza.