I sindaci delle città della riviera sono preoccupati riguardo al disegno di legge per il mercato e la concorrenza in materia di concessioni demaniali
I sindaci di Ravenna Michele de Pascale, Cesenatico Matteo Gozzoli, Rimini Jamil Sadegholvaad, Riccione Renata Tosi, Cervia Massimo Medri, Comacchio Pierluigi Negri, Cattolica Franca Foronchi, Bellaria Igea-Marina Filippo Giorgetti, Gatteo Roberto Pari, San Mauro Pascoli Luciana Garbuglia, Misano Adriatico Fabrizio Piccioni vogliono esprimere vicinanza e solidarietà alle imprese balneari che il 10 marzo manifesteranno a Roma contro riforma delle concessioni demaniali.
“Condividiamo la preoccupazione e la protesta – commentano i undici sindaci – e siamo al loro fianco insieme alla Regione Emilia-Romagna per migliorare una norma che è stata scritta in maniera superficiale. Siamo preoccupati perché l’emendamento che è stata approvato dal Consiglio dei Ministri presenta delle criticità per tante imprese presenti sui nostri territori. Uno dei punti cardine di questa riforma attesa da anni deve essere il riconoscimento degli investimenti fatti dalle imprese e per questo la norma andrà corretta attraverso il confronto con le Regioni: il comparto balneare ha bisogno di una risposta esaustiva che oltre alla tutela della concorrenza metta al centro la difesa del nostro modello turistico e il rispetto dei diritti degli operatori balneari. In questa fase dobbiamo pensare a chi vincerà queste gare ma anche a chi non ci riuscirà e crediamo sia giusto prevedere degli indennizzi congrui. La norma, così com’è, è lontana dalle aspettative dei nostri territori e rischia di favorire grandi gruppi e multinazionali a discapito delle imprese che costituiscono il sistema turistico”.
“Tutti i comuni costieri e le associazioni di categoria coadiuvati dal lavoro della Regione Emilia-Romagna – continuano i sindaci – hanno messo a punto nelle scorse settimane un documento che evidenziava i punti cardine da cui partire: valorizzazione dell’esperienza professionale anche in relazione al contesto turistico locale; promozione di standard elevati a livello sociale ed ambientale, anche attraverso l’erogazione di servizi in forma associata e no a punteggi basati sulle offerte economiche al rialzo; riconoscimento del valore economico, commerciale e sociale delle imprese esistenti; competenze nelle costruzioni dei bandi per valorizzare al meglio le singole peculiarità locali a opera di comuni e regioni. L’emendamento invece indica in maniera piuttosto blanda la valorizzazione della professionalità e lo fa solo all’interno dei criteri per l’aggiudicazione, senza poi inserire questa specifica nella parte del testo riservata agli indennizzi. Questo rischia di mettere in crisi un intero settore costituito da migliaia di persone e di famiglie. Oltre a compromettere la ripresa economica già messa in pericolo dalla guerra e dalla pandemia questo può avviare contenziosi infiniti che andrebbero a gravare interamente sui comuni. Auspichiamo dunque che nell’iter di approvazione parlamentare della norma ci sia la possibilità di correggere quella che riteniamo essere un’incongruenza e di intraprendere un confronto serio e sincero con le regioni. Infine, un’annotazione anche sui tempi che paiono inapplicabili: l’Emilia-Romagna ha 1500 gare da fare entro il 2023, una mole di lavoro impossibile per i comuni del territorio che hanno bisogno come minimo di un anno in più”.