Dopo la mostra allestita al Vittoriale degli Italiani, la casa museo di Gabriele d’Annunzio, i famosi sacchi donati dal Vate nel 1921 tornano a Ravenna ad arricchire l’offerta di Casa Dante. Aperta il 18 settembre scorso, la mostra “Dante e d’Annunzio”, è stata organizzata dalla Fondazione “Il Vittoriale degli Italiani” e dalla Biblioteca Classense presso il museo “d’Annunzio segreto” del Vittoriale, a Gardone Riviera (BS), ideata e curata da Benedetto Gugliotta, responsabile dell’Ufficio tutela e valorizzazione della Biblioteca Classense, e Giordano Bruno Guerri, presidente del Vittoriale, nell’ambito delle celebrazioni per il I Centenario del Vittoriale e per il VII Centenario della morte di Dante. Il 31 dicembre, alla chiusura, ha raggiunto il risultato di 63.904 visitatori. Al Vittoriale i celebri manufatti sono stati ammirati anche in alcuni eventi speciali, come il Festival della Bellezza (4 dicembre), che li ha visti sul palco dell’Auditorium insieme ad Alessandro Barbero e Giordano Bruno Guerri durante una seguitissima conversazione su Dante.
La mostra ha segnato lo straordinario “ritorno a casa” dei celebri sacchi, realizzati da Adolfo De Carolis su idea di Gabriele d’Annunzio e inviati nel 1921 da Gardone a Ravenna per celebrare il Secentenario della morte di Dante. Fu un evento seguitissimo, che unì il padre della Patria (come venne visto in quell’occasione Dante) e d’Annunzio, allora all’apice della sua popolarità dopo l’impresa di Fiume.
Nel percorso di mostra erano presenti anche altri manufatti ravennati, come un bozzetto di Guido Cadorin per il concorso di decorazione della Chiesa di San Francesco (1921), due albi di firme contenenti autografi dei visitatori della tomba di Dante e della Classense – e tra essi quelle di d’Annunzio e di Eleonora Duse – e un’edizione della Francesca da Rimini dedicata e donata alla città nel 1902. Il Vittoriale ha arricchito l’esposizione con la silografia del Dantes Adriacus commissionato dal poeta a Adolfo De Carolis, il busto dell’Alighieri realizzato dallo scultore Onorio Ruotolo e altri preziosi materiali documentali e a stampa provenienti dagli Archivi e dalle Biblioteche del Vittoriale, fra cui la preziosa edizione della Commedia stampata da Leo S. Olschki nel 1911 per il cinquantenario dell’Unità d’Italia.
I sacchi, insieme a molti altri beni museali, fanno oggi parte delle collezioni dantesche della Biblioteca Classense e al loro ritorno a Ravenna, sono stati collocati a Casa Dante, la nuova struttura che completa, con il nuovo Museo Dante, l’omaggio al Sommo Poeta della città per il Settecentenario. Casa Dante, realizzata in collaborazione con le Gallerie degli Uffizi, è un progetto che consente di esporre finalmente al pubblico tutte le ricche collezioni dantesche, curate scientificamente fin dall’origine dalla Biblioteca Classense. Il percorso comprende opere d’arte di alto livello, come disegni e dipinti di De Carolis, Wostry e Cadorin, e omaggi a Dante conferiti da città, associazioni e singoli appassionati dal XIX secolo a oggi, ospitati nella “Sala della Biblioteca Classense”, mentre nella “Sala degli Uffizi” alcune opere otto-novecentesche, concesse in deposito pluriennale dall’importante museo fiorentino, illustrano la fama del poeta tra gli artisti del periodo.
La storia dei sacchi
Il 1921, anno del sesto centenario della morte di Dante, fu anche l’anno in cui Gabriele d’Annunzio, deluso per la disastrosa conclusione dell’impresa di Fiume e in rotta con l’Italia governativa e ufficiale, si ritirò nella villa di Cargnacco sul Garda, il futuro Vittoriale degli Italiani oggi guidato da Giordano Bruno Guerri, appena riconfermato dal ministro della Cultura Franceschini fino al 2026 per il quarto mandato.
D’Annunzio, invitato dal sindaco di Ravenna come ospite d’onore per le celebrazioni del Secentenario, si negò all’ultimo momento ma inviò alla città bizantina tre sacchi colmi d’alloro su altrettanti aerei pilotati da intrepidi aviatori. Gli umili sacchi di juta furono decorati da De Carolis con le stelle dell’Orsa maggiore, con ghirlande d’alloro e soprattutto con il motto “Inclusa est flamma”, “la fiamma è all’interno”. I sacchi trasportavano dunque, oltre al lauro segno di gloria e di immortalità, anche una fiamma simbolica destinata ad alimentare quella che ardeva, allora come oggi, nella tomba di Dante. Il Vate istituiva in questo modo un ardito e affascinante parallelo tra la fiamma ravennate e quella del tempio di Apollo a Delfi, cuore della nazione greca in epoca classica. Il sepolcro di Dante venne così elevato a vero e proprio “altare della Patria” e Ravenna divenne nella circostanza capitale ideale dell’Italia uscita vincitrice dalla Grande Guerra.
“La mostra – ricorda Giordano Bruno Guerri – ravviva il legame tra Ravenna e d’Annunzio nell’anno del doppio centenario: della morte di Dante e del Vittoriale, che compie il suo primo secolo in bellezza, avendo inaugurato nuovi spazi – come il Museo della Santa Fabbrica – e lasciato cadere tutte le catene che ancora sbarravano ai visitatori l’accesso a questa o a quella zona. Oggi tutte le porte, tutti i passaggi sono aperti per godere interamente i dieci ettari di natura e gli edifici donati da Gabriele d’Annunzio agli italiani. La mostra organizzata con il Comune di Ravenna, curata da Benedetto Gugliotta e da me, segna un momento straordinario di condivisione che si concentra simbolicamente nei tre preziosi sacchi, dono stupefacente del Vate concepito insieme al “suo” De Carolis. Ecco: ci piacerebbe che uno di questi sacchi tornasse al Vittoriale per un prestito di lunga durata. Lancio la proposta alla città e al direttore Tarantino”.
“Nell’anno del settimo centenario della morte – afferma Fabio Sbaraglia – Assessore alla Cultura del comune di Ravenna, tra le numerose attività che sono state dedicate a Dante, la mostra “Dante e d’Annunzio” ha saputo proporre fuori dal nostro territorio il lascito dantesco, che da sette secoli la città ospita e custodisce, rilanciando ancora una volta il connubio indissolubile tra la memoria del Poeta e il nome di Ravenna. Il Vittoriale, la casa-museo più visitata del mondo, ha offerto un palcoscenico di grande rilievo per alcuni oggetti straordinari provenienti dalle collezioni della Biblioteca Classense. Da oggi, tornati in città, tali beni si potranno ammirare riallestiti negli spazi di Casa Dante, che insieme al Museo Dante rappresenta uno dei segni più importanti e destinati a durare nel tempo lasciati dal centenario dantesco a Ravenna”.
“La Classense ha lavorato con grande impegno e con tutte le sue diverse professionalità per raggiungere, insieme alle altre istituzioni e uffici del Comune, gli obiettivi prefissati per le celebrazioni dantesche, sottolinea il direttore Maurizio Tarantino. Insieme al MAR e all’ufficio politiche culturali, che coordino personalmente, un comune cammino ha consentito anche di “esportare” cultura creando legami con importanti realtà nazionali, e per questo ringrazio il presidente Guerri e Benedetto Gugliotta. Casa Dante accoglie degnamente questi ed altri manufatti, in parte provenienti dalle collezioni storiche ma in parte anche frutto delle nuove acquisizioni effettuate per queste celebrazioni”.
“Ringrazio il presidente Guerri e il direttore Tarantino per la loro acuta sensibilità – aggiunge infine Benedetto Gugliotta – curatore della mostra insieme a Guerri. “La mostra del Vittoriale è la dimostrazione dell’enorme potenziale di cui Ravenna dispone in ambito culturale: ci sono tante storie da raccontare e un grande patrimonio da valorizzare. I sacchi di De Carolis e d’Annunzio sono dei beni di straordinario interesse tornati all’attenzione di un numero davvero alto di persone, studiosi o semplici appassionati, che magari verranno in città per rivederli, scoprendo così un territorio culturalmente vivacissimo e tenacemente legato all’Alighieri”.